La Sveglia

La resa dei conti (e delle coscienze) nel ministero di Nordio

La resa dei conti (e delle coscienze) nel ministero di Nordio

Nel ministero della Giustizia volano le sedie. Luigi Birritteri, il magistrato con delega agli Affari di giustizia e alle relazioni internazionali, se ne va sbattendo la porta. Ufficialmente chiede il rientro in ruolo, nei fatti prende le distanze da un governo che nella gestione del caso Almasri ha fatto tutto fuorché rispettare le regole.

Il torturatore libico arrestato a Torino e riconsegnato al suo Paese con un volo di Stato è oggi libero a Tripoli, mentre i suoi torturati chiedono giustizia nei tribunali italiani. In mezzo, una Corte penale internazionale ignorata, una figuraccia diplomatica, due inchieste in corso e un ministro – Nordio – che non risponde agli atti.

Birritteri non è l’ultimo, ma l’ennesimo a mollare via Arenula sotto la reggenza silenziosa ma inflessibile di Giusi Bartolozzi, la vera ministra. Il Viminale zittisce, Palazzo Chigi tace, e intanto il dipartimento incaricato della cooperazione internazionale viene escluso da una vicenda che riguarda la giustizia internazionale.

Non è solo una questione di procedure, ma di credibilità. E forse anche di complicità. Perché chi sceglie il silenzio, chi evita di firmare, chi aggira le competenze, non sbaglia per distrazione. Semplicemente, decide. Decide di non disturbare il manovratore libico. Decide di non disturbare l’alleato utile. Decide che la legge, a volte, è un ostacolo.