Con una delibera del 28 dicembre 2023, la Giunta regionale lombarda, guidata da Attilio Fontana, ha decretato all’unanimità il taglio sulle Misure B1 e B2 relative alla disabilità gravissima e grave, supportate con risorse statali del Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza (FNA) e con risorse regionali. Con questa delibera il corrispettivo mensile per l’assistenza indiretta ai disabili gravissimi dal 1 giugno 2024 passerà da 650 a 400 euro, mettendo in difficoltà più di 7.000 famiglie.
La Regione Lombardia ha tagliato i fondi per i disabili gravi. Dal 1° giugno passeranno da 650 a 400 euro mettendo in difficoltà più di 7.000 famiglie
Dopo una prima lettera inviata lo scorso 8 gennaio alla ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, “per chiedere un intervento tempestivo”, e una seconda lettera-appello alla titolare del dicastero di via Veneto, anche questa rimasta senza riscontro, 35 associazioni, coinvolte a vario titolo nell’assistenza di persone con disabilità, hanno annunciato che scenderanno in piazza se entro il 29 febbraio non riceveranno “impegni certi rispetto alla sostanziale modifica della delibera regionale”. La mobilitazione, nel caso le richieste non vengano accolte, partirà in marzo con una manifestazione sotto Palazzo Lombardia.
In un comunicato le associazioni spiegano: “Dopo il respingimento della mozione che chiedeva l’annullamento dei tagli nel corso della seduta del consiglio regionale del 16 gennaio le lettere inviate sia al Ministero delle politiche sociali che all’Assessorato regionale competente, non abbiamo ricevuto alcuna notizia o rassicurazione, da parte di alcuno né sulla eventuale richiesta di proroga della attuazione del Piano nazionale non autosufficienza, né sulla implementazione dei fondi regionali che consentirebbero di annullare i tagli medi dei contributi”.
Le associazioni hanno annunciato che scenderanno in piazza
Quindi sottolineano che “nessuna regione italiana ad oggi, oltre la Lombardia, ha “interpretato” i dettami del PNNA in maniera tanto penalizzante per i caregiver familiari conviventi, quanto immotivata”. “Il contributo economico indiretto”, aggiungono, “non è e non sarà mai alternativo ai servizi erogati in forma diretta, peraltro assolutamente inadeguati come segnalato praticamente dalla totalità dei comuni capoluoghi lombardi. Nell’ambito del progetto di vita individuale e partecipato, così come sottolineato dalla Convenzione ONU, (ratificata dall’Italia nel 2009 e diventata legge dello Stato), la libertà di scelta tra assistenza diretta e/ indiretta, è un principio cardine da rafforzare e non certamente da eliminare”.
Le famiglie e le associazioni, pertanto, oltre a richiedere una modifica sostanziale della delibera, avanzano altre due richieste. La prima è la rimodulazione del sistema di offerta di servizi, ritenuta assolutamente inadeguata. La seconda è l’istituzione di un tavolo di lavoro con la presenza delle associazioni di familiari, “affinché si possa costruire insieme un percorso che vada nella direzione della costruzione e implementazione dei LEPS, senza penalizzare la assistenza indiretta che deve rimanere un punto fermo”.
“Non ci accontenteremo di soluzioni temporanee e non condivise”, spiegano le associazioni, che hanno, contestualmente al comunicato, inviato una lettera ai ministri Calderone (Politiche sociali), Alessandra Locatelli (Disabilità), Orazio Schillaci (Salute) e per conoscenza alla premier Giorgia Meloni, chiedendo che “le richieste inviate alla Regione Lombardia possano trovare risposte certe” e che “non siano costretti alla mobilitazione di piazza che potrebbe estendersi in tutta Italia”.