Il rischio c’è. È concreto. E soprattutto è messo nero su bianco. Perché i sindacati hanno comunicato di aver avviato le procedure di raffreddamento, col serio pericolo che si vada verso uno sciopero generale. Un messaggio chiaro inviato all’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes. E una presa di posizione che ovviamente non fa altro che spingere ancora più in là lo stesso manager, che ormai dopo l’approvazione del bilancio non potrà far altro che rassegnare le dimissioni, bersagliato com’è non solo dalla politica ma adesso anche dai lavoratori della stessa televisione di Stato. Ma andiamo con ordine.
I sindacati processano l’ad della Rai Fuortes. Allarme sui conti: indebitamento preoccupante
Il 20 marzo scorso le segreteria nazionali delle principali sigle sindacali “hanno deciso di aprire le procedure di raffreddamento per il personale di tutto il Gruppo RAI, in relazione allo scenario preoccupante sul futuro dell’Azienda e del Servizio Pubblico Radiotelevisivo del nostro Paese”, si legge nella nota che La Notizia ha avuto modo di visionare. Le questioni sollevate dalle organizzazioni sono dopotutto centrali per la tenuta del servizio pubblico: “Dopo quasi due anni dalla nomina degli attuali vertici, infatti, poco o nulla si è fatto per dare risposta ai problemi e alle criticità che rischiano di strangolare la Rai. In questo contesto anche i Responsabili delle Risorse Umane non sono stati in grado di affrontare le problematiche a loro afferenti, con il paradosso di giungere ad appaltare all’esterno la stessa valutazione del personale”.
Tra le criticità c’è anche il futuro assetto di Rai Way e la carenza di organico
Un paradosso a cui se ne aggiungono altri. Già, perché le procedure di raffreddamento vengono motivate nel dettaglio dalle sigle: si va dalla “incertezza sul Piano Industriale, Piano Immobiliare e tenuta finanziaria del Gruppo Rai” al “futuro assetto industriale di Rai Way” passando soprattutto per l’utilizzo “ingiustificato degli appalti e delle risorse esterne e mancata valorizzazione di quelle interne come previsto dal Contratto di Servizio”. E poi, ancora, si citano la carenza di organico, il mancato aggiornamento tecnologico, e addirittura il “mancato confronto sul Piano di razionalizzazione del Servizio Mensa e del graduale riconoscimento dei Buoni Pasto a tutti i Lavoratori”.
Un disastro reso paradossale dal fatto di sta perdendo “un numero esagerato di mesi per decidere chi farà il Presidente della Commissione di Vigilanza Rai”. E da qui il durissimo J’accuse, dato che le varie organizzazioni si sono trovate, a loro dire, “a svolgere un ruolo di supplenza, si stanno sostituendo nei fatti all’Azienda per assicurare un futuro alla Rai, mentre i vertici aziendali sembrano più attenti ai pareggi formali di bilancio, che alla crescita preoccupante dell’indebitamento”. Quasi a dire – ed è questo il passaggio che maggiormente preoccupa – che al di là del pareggio di bilancio “formale”, si nascono concreti debiti.
Il consigliere Laganà chiama l’ad Fuortes a riferire in Cda
E non è un caso che adesso della questione se ne parlerà anche al prossimo Consiglio di Amministrazione, previsto il 29 marzo, per quanto richiesto dal consigliere Riccardo Laganà. Ciò che stupisce, d’altronde, è proprio che della polemica si sia saputo per vie mediatiche e non internamente. E così si è arrivati al paradosso che a chiedere chiarimenti debba essere appunto un consigliere dopo aver letto la nota dei sindacati. Ovviamente la questione, al di là del rischio di uno sciopero generale, avrà inevitabili conseguenze politiche, come detto. Ad aprile verrà approvato il bilancio (formale o concreto che sia, per dirla con le stesse sigle sindacali) e, dopo, è molto probabile che Fuortes rassegnerà le dimissioni lasciano lo spazio al tandem Roberto Sergio – Giampaolo Rossi e dunque al nuovo corso a Viale Mazzini. Vedremo se quantomeno il 29 Fuortes si presenterà con una relazione come chiesto dal consigliere Laganà. Oppure no.