La richiesta sarebbe partita da Igor De Biasio ma in realtà il consigliere Rai della Lega avrebbe fatto da megafono alle perplessità mosse da tutti gli altri che siedono nel cda di Viale Mazzini che si è riunito mercoledì. Dal 27 febbraio partirà il nuovo programma di Bruno Vespa che si collocherà nella pregiatissima fascia dell’access prime time di Rai1, subito dopo il Tg1 della sera. Ovvero occuperà lo spazio che fu di Enzo Biagi con interviste e servizi.
Vespa incasserà pure per la striscia subito dopo il Tg1 della sera, ma il Cda di Viale Mazzini non rivela quanto
Si chiamerà 5 minuti, ad indicare la durata del programma, e potrà godere del traino degli ascolti del notiziario serale della rete ammiraglia, il più seguito. Ma alla domanda posta dai membri del cda se il nuovo impegno è compreso nel contratto di Vespa, che è un esterno, o se comporterà nuovi esborsi per la Rai, non c’è stata risposta. E a oggi anche l’ufficio stampa di Viale Mazzini da noi contattato non ha notizie da fornire al riguardo.
Ma le perplessità non finiscono qui. I consiglieri hanno avanzato dubbi sulla possibile concorrenza interna con Il cavallo e la torre di Marco Damilano su Rai3. Oltre a sovrapporsi – come denuncia il cdr del Tg2 – al Tg sulla Rete2. E posto dubbi sulla conduzione: “Penso a interni Rai meritevoli di occasioni, di nuovo zero sforzi per valorizzarli. E poi, non dovevamo risparmiare?”, si chiede Riccardo Laganà, consigliere eletto dai dipendenti.
Hanno sollevato dubbi sul programma di Vespa anche i consiglieri di maggioranza di Lega
Che a sollevare dubbi sul programma di Vespa siano anche i consiglieri di maggioranza di Lega, il già citato De Biasio, e Simona Agnes di FI (il partito di Giorgia Meloni non è rappresentato nel cda), induce a più di una riflessione. Il conduttore di Porta a Porta è considerato “il ventriloquo della premier”. Lega e FI, già costrette a ingoiare la straripante affermazione di FdI come primo partito della coalizione, non sono disposte a tollerare anche il dilagare della Meloni e dei suoi sulla Rai, più di quanto non avvenga oggi. E ancora.
Il Festival di Sanremo è stato per i partiti di governo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Se già da tempo era nell’aria la volontà di far cadere qualche testa a partire da quella dell’amministratore delegato, Carlo Fuortes, nominato a suo tempo da Mario Draghi, e il cui mandato scade nel 2024, le polemiche seguite alla kermesse canora hanno fatto da detonatore. Ma la Meloni sarebbe più cauta e più incline a prendere tempo anche perché non ha voglia di passare per l’epuratrice per ragioni ideologiche.
Su questa cautela starebbe facendo pressione Fuortes che non ha alcuna voglia di mollare prima del tempo la sua poltrona. In questo senso il programma di Vespa sarebbe un segnale che l’attuale ad manda alla premier per rabbonirla e convincerla che a Viale Mazzini nessuno ce l’ha con lei. Su Vespa che invece spadroneggia in Rai c’è un’ampia letteratura. Basti pensare che sua è la regia dell’intervento del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a Sanremo, poi limitatosi a un testo scritto letto dal conduttore.
Vespa si è difeso sostenendo che si è limitato a fare da postino, da intermediario tra il leader ucraino, la Rai e Amadeus. Ma il cda dell’azienda non è rimasto certo contento per essere stato tagliato fuori da qualsiasi trattativa e per avere appreso dai giornali dell’invito a Zelensky, organizzato peraltro da un collaboratore esterno. Intanto rimane in stallo la presidenza della Vigilanza Rai. Matteo Renzi è disposto a lasciarla al M5S solo se ottiene la guida della Commissione Covid su cui però ha già messo gli occhi FdI.