La Rai più filo-governativa della storia della lottizzazione Tv costretta a sconfessare il (suo) governo e a difendere l’odiatissima trasmissione Report. Il teatrino del paradosso è andato in scena ieri, in Commissione di vigilanza Rai, dove i vertici di viale Mazzini erano chiamati a rispondere da Fratelli d’Italia sulle due puntate del programma di Sigfrido Ranucci che avevano avuto come tema il papà di Giorgia e Arianna Meloni (Franco, accusato di essere un uomo del boss Michele Senese) e la stirpe dei La Russa.
Per FdI Report avrebbero utilizzato pentiti screditati. Una bugia anche per i vertici meloniani di Viale Mazzini
Secondo i 12 componenti di Fratelli d’Italia della Commissione – ma sarebbe più esatto dire: secondo la premier, la sorella della premier e l’attuale presidente del Senato – quelle due puntate avrebbero violato il contratto di Servizio Rai, avendo utilizzato “metodologie e tecniche capaci di manipolare in maniera non riconoscibile allo spettatore il contenuto delle informazioni”. Anzi, nelle interrogazioni – rilanciate da Il Giornale – si arrivava a ipotizzare un vero e proprio “metodo Report” per colpire il governo, utilizzando testimoni di giustizia inattendibili.
Ieri il colpo di scena: secondo la direzione Approfondimento Rai (dipartimento affidato al melonianissimo Paolo Corsini) infatti “la redazione di Report ha svolto le inchieste oggetto dell’interrogazione avvalendosi – ai fini del confezionamento dei servizi – di prove documentali e fonti ritenute attendibili dalla magistratura sui temi in discussione, in coerenza con la propria natura di trasmissione giornalistica d’inchiesta”. E ancora: “La redazione ha operato nel rispetto dei principi che animano il servizio pubblico e della cornice normativa vigente oltre che di quanto previsto da Contratto di servizio 2018-2022”.
Insomma, per i vertici Rai, Ranucci non solo non ha diffamato le Meloni syster e la stirpe dei La Russa, ma anzi, ha svolto un egregio lavoro giornalistico. E anche i pentiti intervistati o citati – in particolare Nunzio Perrella che aveva riconosciuto papà Meloni come uomo di fiducia del boss napoletano Senese e il colonnello dei carabinieri Michele Riccio, il quale aveva raccolto le confidenze di Luigi Ilardo, che prima di essere ucciso, aveva messo a verbale notizie scottanti sul padre e fratello di Ignazio La Russa, Antonino e Vincenzo – sono da ritenersi del tutto attendibili. In particolare Parrella aveva raccontato che “tale Franco” contrabbandava droga, essendo indebitato con il boss Gennaro Senese e di aver riconosciuto solo recentemente quel Franco come Francesco, padre delle Meloni.
Rispondendo ad un interrogazione di FdI, Rai assolve il programma di Ranucci: le puntate sul padre della premier e la Dynasty dei La Russa erano ineccepibili
Riccio e Ileardo invece, non solo non sono mai stati condannati per diffamazione – ricorda la direzione programmi – ma sono stati ritenuti attendibili in numerose sedi processuali. Così, di questo ennesimo tentativo di tacitare Ranucci e Co. rimarranno le reazioni stizzite di Arianna Meloni; le clip registrate da La Russa grazie all’aiuto del suo portaborse, nelle quali risponde alle domande legittime dei giornalisti in modo sgarbato, minacciando querele; e un vertice Rai costretto a masticare amaro.