I prezzi delle abitazioni aumentano, ma con una crescita meno rapida che in passato. Ma le brutte notizie per il mercato immobiliare riguarda le vendite, in netto calo. Si tratta della terza discesa consecutiva dei “volumi di compravendita degli immobili residenziali” attestata dall’Istat.
Il continuo rialzo dei tassi d’interesse da parte della Bce si fa sentire e la flessione annua nel secondo trimestre del 2023 per le case è del 16%, secondo quanto rileva l’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate per il settore residenziale, reso noto dall’Istat. Il calo del 16% si aggiunge a quello dell’8,3% del precedente trimestre.
Per quanto riguarda l’indice dei prezzi delle abitazioni (Ipab), l’aumento è del 2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,7% rispetto allo stesso periodo del 2022. Prosegue, quindi, “la fase di rallentamento della dinamica tendenziale dei prezzi delle abitazioni, scesa allo 0,7% dal +5,2% del secondo trimestre del 2022”. A rallentare sono stati soprattutto i prezzi delle nuove abitazioni.
La Bce affossa il mercato immobiliare
Il principale problema riguarda ovviamente il netto calo delle vendite, sottolineato anche dall’Unione nazionale consumatori e imputato al rialzo dei tassi, tanto da parlare di “effetto Bce”: “I continui rialzi dei tassi di riferimento della Bce hanno avuto come effetto quello di far decollare i tassi sui mutui”.
Il costo dei finanziamenti è diventato “proibitivo per molte famiglie” e la conseguenza è la riduzione dei volumi di compravendita del 16%. Un calo della domanda che produrrà, secondo il presidente dell’Unc Massimiliano Dona, “un calo dei prezzi delle abitazioni”. E avrà “conseguenze negative anche sulla crescita, come dimostra l’ultimo dato Istat sul Pil. Se la spesa per abitazioni non fosse scesa nel secondo trimestre del 3,4% sul trimestre precedente ma fosse rimasta allo stesso livello, il Pil nel secondo trimestre 2023 sarebbe sceso su base congiunturale solo dello 0,2% e non dello 0,4% come invece si è verificato”.
Anche il Codacons sottolinea l’effetto Bce: “Pesa come un macigno il caro-mutui e il continuo rialzo dei tassi disposto negli ultimi due anni”. Così oggi “acquistare una casa in Italia è diventato sempre più proibitivo: chi deve accendere oggi un mutuo si trova a fare i conti con tassi di interesse altissimi sia per il fisso che per il variabile”.
Il Codacons fa un esempio: “Oggi, considerata una fascia media di mutuo a tasso variabile di importo compreso tra i 125mila e i 150mila euro, per una durata di 25 anni, ossia l’importo più richiesto in Italia da chi accende un finanziamento per l’acquisto di una casa, la rata mensile è salita complessivamente tra i 270 e i 365 euro rispetto a quanto pagato nel 2021, con ripercussioni sulle famiglie comprese tra i +3.240 e +4.380 euro all’anno”.