Girano video di missili iraniani che colpiscono in Israele, però i giornali dicono che il 100% dei missili è stato neutralizzato dalla contraerea. Com’è possibile?
Aldo Carnicelli
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Gentile lettore, è possibile nel mondo della stampa acrobatica, che esegue numeri a bacchetta come gli animali nei circhi. 24 ore dopo l’attacco Israele ha affermato che le sue basi aeree nel deserto del Neghev sono state colpite, riportando “pochi danni”. Al di là dei danni effettivi (che Israele certo non dettaglierà), è implicito che lo scudo israeliano sia stato perforato. I giornaloni però continuano a dire il contrario, contro ogni evidenza. Prima che la verità venisse da Israele, era stata anticipata da Scott Ritter, ex ufficiale dei marines, poi ispettore dell’Onu in Iraq e oggi una delle voci più critiche della politica estera americana. Ritter per primo aveva affermato che un buon numero di missili era atterrato nelle basi aeree dove si trovano gli F-35 e vasti depositi di bombe. Aggiungeva che l’Iran non solo aveva informato gli Usa e quindi Israele del giorno e dell’ora dell’attacco, ma aveva anche scelto di colpire di notte e solo obiettivi militari per minimizzare le vittime. Ma se Tel Aviv ora risponderà all’attacco, dice Ritter, la prossima salva iraniana potrebbe essere più intensa (migliaia di missili, anziché 200) e mirare anche alle città d’Israele. E allora sarebbe un’ecatombe. In definitiva, dall’attacco l’Iran ha appreso che lo scudo israeliano è perforabile, e di contro lo Stato ebraico ha appreso che, se continuerà l’escalation, potrebbe incorrere in un’apocalisse, la maggiore della sua storia.