La Procura di Bergamo indaga per epidemia colposa. Un pool di pubblici ministeri “si occuperà di tutta l’attività di indagine che riguarda l’epidemia di Coronavirus nella Bergamasca”. E’ quanto ha spiegato all’Ansa il procuratore della repubblica facente funzione di Bergamo, Maria Cristina Rota, annunciando l’apertura di un fascicolo – in cui si ipotizza il reato di epidemia colposa al momento a carico di ignoti – dedicato ai casi di contagio registrati nell’ospedale di Alzano Lombardo nella prima fase dell’emergenza. “Tutte le denunce, esposti con notizie di reato saranno affidati allo stesso team”, che, ha spiegato Rota, sarà composto da altri due sostituti oltre allo stesso procuratore.
L’inchiesta aperta dalla Procura del capoluogo lombardo dovrà fare luce sulle presunte anomalie nella gestione dell’ospedale di Alzano dopo la scoperta dei primi casi di pazienti positivi al Coronavirus. Sotto la lente degli inquirenti sono finiti, in particolare, alcuni decessi, tra i quali quello dell’84enne Ernesto Ravelli, ricoverato prima ad Alzano e poi trasferito, il 23 febbraio, al Papa Giovanni, primo deceduto per Coronavirus in provincia di Bergamo. E sempre ad Alzano era stato ricoverato, il 15 febbraio, anche un 83enne di Nembro, con tampone risultato positivo il 23 febbraio, il giorno in cui la direzione dell’ospedale decise di chiudere e poi riaprire, dopo alcune ore, il pronto soccorso.
“E’ una indagine estremamente delicata – ha aggiunto il capo della Procura di Bergamo – e abbiamo bisogno di lavorare con la massima serenità e massima riservatezza”. Il procuratore ha spiegato che nell’ambito della stessa inchiesta gli specialisti del Nas dei Carabinieri hanno già acquisito documenti e cartelle cliniche di alcuni malati deceduti dopo aver contratto il virus Covid-19. L’indagine, ha detto ancora Rota, sarà condotta “nel massimo rispetto, da un lato delle vittime e dei loro familiari e dall’altro degli operatori sanitari, medici e paramedici, che in questo momento stano dando il massimo di loro stessi e con operatori che hanno perso la vita tra le loro file”.