di Ludovica Del Brì
All’Aquila ci sono alcuni irriducibili che non si rassegnano alla morte della città, a più di quattro anni dal terremoto che l’ha devastata. Sono i fratelli Nurzia, nome storico legato a specialità abruzzesi, che per primi hanno riaperto il loro caffè in piazza Duomo, unico punto di riferimento nel cuore del centro storico fantasma, all’inizio di un percorso scandito dai mazzi di chiavi appese lungo il corso, a ricordare le tante abitazioni crollate e ancora inagibili. Qui ancora si parla della visita, all’inizio di luglio, della presidente della Camera Laura Boldrini. Dei suoi appelli a non mollare, a credere nella ricostruzione, ma soprattutto del suo passaggio al caffè dei fratelli Nurzia con relative consumazioni per lei e il suo entourage. Peccato – ricordano i barman – che «nessuno si sia premurato di passare in cassa prima di andare via. Almeno avrebbero potuto lasciare qualche euro di mancia». Di parere diverso Natalia Nurzia, proprietaria dello storico esercizio di piazza Duomo: «È stato un onore – precisa – ospitare nel nostro bar la signora Boldrini, giunta a L’Aquila con umiltà e convinzione, per riaccendere i riflettori su una città dimenticata. Al di là di facili battute, la presidente della Camera sarà sempre la benvenuta e sarà un piacere per noi poterle offrire una tazzina di caffè». Sull’episodio è giunta alla nostra redazione anche la seguente precisazione di Roberto Natale, portavoce della presidente della Camera: «Nella visita a L’Aquila del primo luglio scorso Laura Boldrini ha sostato per cinque minuti nel locale dei fratelli Nurzia – bellissima testimonianza della volontà di ripresa degli aquilani – e il caffè è stato gentilmente offerto dal sindaco Cialente. Come farebbe chiunque di noi, anche privo di incarichi istituzionali: se invito una persona nella mia città, al bar pago io. Che bisogno c’è di sporcare questa normalità montando piccoli scandali inesistenti?».
Proviamo a riassumere: i barman affermano che il caffè non è stato pagato e lamentano l’assenza di mance; la proprietaria del locale dichiara invece di aver offerto lei il caffè alla presidente e al suo seguito; il portavoce della Boldrini asserisce invece che le bevande sono state offerte dal sindaco Cialente. Che dire, una piccola tempesta in una tazzina di caffè… Sembra di assistere a un frammento abruzzese di “Rashomon”, il film di Akira Kurosawa sulle mille sfaccettature della verità.