Banche e re del mattone cominciano a subire qualche fibrillazione. La causa dei tremori, destinati ad aumentare nei prossimi 10 giorni, è la probabile ascesa della pentastellata Virginia Raggi verso la cima del Campidoglio. La paura più consistente, viste le precedenti uscite del M5S, è l’ostilità dei grillini nei confronti delle Olimpiadi. Non è un segreto che a Roma ci sia una cerchia di poteri più o meno forti che vede i Giochi del 2024 come una specie di manna dal cielo. Con tutto un corollario di soldi che senz’altro potrebbero aiutare Roma a completare alcune opere incompiute, ma allo stesso tempo andrebbero a rimpinguare le tasche di quei poteri che stanno alla finestra da quando la Capitale ha ufficializzato la sua candidatura.
GRUPPI DI POTERE – Si pensi soltanto al gruppo Caltagirone, che aveva iniziato a costruire a Tor Vergata la “famosa” Città dello sport progettata dall’archistar spagnolo Santiago Calatrava. O si pensi al boccheggiante gruppo bancario Unicredit, che non vedrebbe l’ora di recuperare i crediti che ha in pancia per il finanziamento della nuova Fiera di Roma. Ma si tratta solo di due esempi di poteri che in questi mesi hanno visto nelle Olimpiadi un’opportunità che con una Raggi sindaco rischierebbe di tramontare. La posizione della candidata dei cinque stelle, del resto, è stata seccamente esposta nel corso dei mesi. “Le Olimpiadi sono un regalo economico a una città che spesso viene usato per costruire grandi opere che restano incompiute o, più in generale, come una grande mangiatoia”, aveva per esempio detto nel febbraio del 2016, aggiungendo subito dopo: “Io sono contraria, penso che prima vada risistemata la città. Bisogna concentrarsi sull’ordinario. In ogni caso informeremo i cittadini dei costi e dei rischi delle Olimpiadi”. A fine maggio scorso, quindi a una settimana dal voto, l’esponente pentastellata ha aggiunto toni se possibile anche più aspri: “Ritengo che oggi sia criminale iniziare a parlare di Olimpiadi quando Roma muore affogata di traffico e di buche. Pensiamo all’ordinario, poi allo straordinario”.
Non finisce qui. Anche uno dei più stretti collaboratori della Raggi, ossia l’ex presidente della Commissione capitolina sulla spending review, Daniele Frongia, nel libro-programma “E io pago” ha esposto una tesi sui Giochi che non sembra ammettere molte repliche: “Onore ai sindaci di tante città sane che hanno detto no all’evento”. E se Frongia, come sembra, entrerà nella giunta Raggi come uomo dei conti, sarà difficile per i sostenitori delle Olimpiadi continuare a coltivare il loro sogno. Tra i poteri forti che stanno scalpitando per aver i Giochi, come detto, c’è il gruppo dell’immobiliarista-editore Francesco Gaetano Caltagirone. E’ una società della sua galassia, la Vianini, che aveva cominciato a costruire la Città dello sport di Calatrava, opera i cui costi dal 2006 a oggi sono triplicati arrivando a 600 milioni di euro. Al momento sono stati spesi 200 milioni, il che significa che all’appello ne mancano 400. Ieri, a quanto pare, Caltagirone si è recato a palazzo Chigi. Oltre al rischio “smottamento” per le Olimpiadi, infatti, l’immobiliarista teme le mosse pentastellate in Acea, dove vanta una corposa partecipazione.
LA NUOVA FIERA DI ROMA – E che dire della nuova Fiera di Roma sull’autostrada per Fiumicino? Dopo 10 anni ancora si dibatte in un mare di incertezza, schiacciata da 200 milioni di debiti, di cui 170 nei confronti di Unicredit, banca a cui gli enti locali si erano rivolti per far finanziare la costruzione dell’opera eseguita dal gruppo Toti. Per cercare di recuperare in extremis la situazione c’è chi ha suggerito di far svolgere in quell’area le gare di alcune discipline sportive. Un modo come un altro per convogliare sulla nuova Fiera risorse ottenute dall’eventuale aggiudicazione dei Giochi. Ma i cinque cerchi, sembra il caso di dire, non sono equiparabili alle cinque stelle. E, almeno sulla carta, tutto questo sarà destinato a scontrarsi contro un niet in caso di vittoria della Raggi.
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