La Polonia si dice pronta ad abbattere i missili russi in avvicinamento al proprio spazio aereo e avvicina il rischio di escalation del conflitto ucraino

La Polonia si dice pronta ad abbattere i missili russi in avvicinamento al proprio spazio aereo e avvicina il rischio di escalation del conflitto ucraino

La Polonia si dice pronta ad abbattere i missili russi in avvicinamento al proprio spazio aereo e avvicina il rischio di escalation del conflitto ucraino

Cresce sempre di più il fronte bellicista dei Paesi pronti a sostenere la difesa dell’Ucraina di Volodymyr Zelenski contro l’offensiva della Russia di Vladimir Putin. Dopo il via libera di alcuni Paesi UE, tra cui l’Olanda, all’uso di armi occidentali sul suolo russo, ad alzare ulteriormente la posta in gioco è la Polonia, che ha manifestato l’intenzione di abbattere i missili di Mosca che si apprestano a entrare nel proprio spazio aereo.

A riferirlo al Financial Times è stato il ministro degli Esteri polacco, Radosław Sikorski, secondo cui Varsavia e gli altri Paesi confinanti con l’Ucraina hanno il “dovere” di abbattere tali missili: “L’adesione alla NATO non esclude la responsabilità di ciascun Paese di proteggere il proprio territorio: è un nostro dovere costituzionale. Personalmente, sono dell’idea che, quando missili ostili sono in procinto di entrare nel nostro spazio aereo, sarebbe legittima autodifesa colpirli, perché il rischio che i detriti feriscano qualcuno è significativo”, ha spiegato Sikorski.

La Polonia si dice pronta ad abbattere i missili russi in avvicinamento al proprio spazio aereo e avvicina il rischio di escalation del conflitto ucraino

Parole che aumentano il rischio di un coinvolgimento diretto della Polonia nel conflitto ucraino, da cui si è smarcato il presidente americano Joe Biden, che ha ribadito di aver “detto chiaramente che non sosteniamo l’uso di armi statunitensi sul suolo russo e ogni azione, come quella annunciata dalla Polonia, che rischia di portare a un’escalation”.

Dello stesso avviso è il vicepremier e ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, secondo cui “la posizione del governo italiano è molto chiara: noi sosteniamo l’Ucraina, da un punto di vista politico, finanziario e militare”, ma “non siamo in guerra con la Russia e gli strumenti militari forniti a Kiev devono essere usati in territorio ucraino”.

La delusione

Intanto, mentre la guerra prosegue e Mosca afferma di aver distrutto una colonna di mezzi ucraini nella regione di Kursk, a far discutere è il mancato arresto di Putin da parte della Mongolia, in conformità con la richiesta della Corte Penale Internazionale, a cui il Paese aderisce. Secondo il governo di Kiev, tutto ciò “è un duro colpo al sistema del diritto penale internazionale”, in quanto “la Mongolia ha permesso a un criminale incriminato di eludere la giustizia, condividendone così la responsabilità per crimini di guerra”.