di Gaetano Pedullà
Grillo parla di mummie. Ma ogni giorno la politica mostra nuovi segni di decomposizione. Partiamo dal governo che resta appeso a un filo, fiaccato dall’immancabile minaccia quotidiana. Ieri è toccato a Schifani avvisare che se la Cassazione confermerà la condanna a Berlusconi il Pdl staccherà la spina. A pezzi anche i partiti. Nel Popolo delle libertà, falchi e colombe se le stanno dando di santa ragione. I falchi spingono per tornare alle urne. Le colombe – con in testa chi ha una poltrona da ministro – frenano. Il caso più emblematico: i ministri della salute e delle politiche agricole Lorenzin e De Girolamo che aprono la caccia mirando al falco capo stormo, quella Santanchè che “Non rappresenta la maggioranza del partito”.
Nel Pd, se possibile, le cose vanno anche peggio, con decine di deputati che si insultano tra loro e 70 senatori che hanno scritto al segretario Epifani allargando il solco interno. La decisione di fermare seppure per poche ore i lavori parlamentari, su richiesta del centrodestra in polemica con i magistrati della Cassazione, dopo l’accelerazione dell’ultimo giudizio sul processo Berlusconi-Mediaset, ha messo il partito democratico in una posizione contestatissima dalla sua base. Divisioni che non risparmiano neppure le opposizioni. Sel aveva preso le distanze dall’alleato Pd già un minuto dopo le ultime elezioni, mentre il movimento di Grillo ha perso per strada una pattuglia di suoi eletti sia alla Camera che al Senato. In tutto questo, per ora l’esecutivo resta in sella. Con pochissimi margini di manovra, ma pur sempre in piedi. Protetto da Napolitano che farà di tutto – anche dimettersi – pur di non tornare a nuove elezioni, il governo va. Dove non lo sa nessuno. Ma se ci si salverà anche dallo scoglio del 30 luglio (possibile condanna di Berlusconi) non sarà facile uscire vivi dagli altri scogli in vista che si chiamano Imu, Iva e crisi.