di Lapo Mazzei
Maurizio Sacconi, ex ministro del Welfare del governo Berlusconi, va sostenendo che la contrapposizione fra “il ridisegno della tassazione sulla casa”, cioè l’Imu, e “le politiche per il lavoro” è strumentale. Perché la “rivitalizzazione del mercato immobiliare e la ripresa delle costruzioni” hanno effetti sull’occupazione. Un ragionamento, quello dell’esponente azzurro, di buon senso.
Stefano Fassina, fresco neo viceministro all’Economia, la pensa diversamente: “Partiamo dal fatto che abbiamo posizioni diverse e che questo è un governo di compromesso: possiamo quindi trovare un compromesso utile, non per il Pd o il Pdl, ma utile per chi lavora, utile per chi fa impresa e utile per le famiglie”. Una posizione, quella del democratico, che vorrebbe essere di altrettanto buonsenso, ma che finisce con l’essere solo e soltanto politica. Nemmeno pragmatica. Un segnale tutt’altro che incoraggiante per il governo, finito a tempo di record nelle sabbie mobili della casa, e dalle quali gli italiani sono propensi a salvare soltanto chi difende il mattone. A prescindere dalla bandiera che sventola. Due dati prima tutto.
Secondo i sondaggi sfornati ieri da Sky Tg24 e dall’istituto Swg di Trieste (non propriamente ostile al centrosinistra) la maggioranza degli italiani e favorevole allo stop del pagamento della rata e all’annullamento della tassa per i ceti meno abbienti. Dunque non è Silvio Berlusconi che ha promesso qualcosa agli italiani, ma è la parte più consistente del Paese a chiedere una rimodulazione della tassa sulla casa. Fassina, in questo, farebbe bene leggere i numeri, prima di darli. Partiamo dal canale satellitare. Il 70% dei partecipanti alla domanda del giorno di Sky Tg24, ha affermato di condividere la posizione del Pd sull’Imu (annullarla ai ceti poveri e ridurla agli altri), mentre iI 30% dei votanti trova più giusto abolirla del tutto come proposto dal Pdl. Ancor più metta la fotografia scattata dall’Swg di Trieste per conto di Agorà, il programma del mattino di Rai Tre. Secondo le rilevazioni dell’istituto di ricerca il 78% degli italiani condivide la scelta di sospendere il pagamento dell’Imu annunciata dal neopresidente del Consiglio Enrico Letta, ma per il 56% lo stop alla tassa sulla casa non è realmente attuabile e si tratta soltanto di una promessa. Nel dettaglio, ad essere favorevoli alla sospensione del pagamento dell’Imu è quasi la totalità dell’elettorato del Pdl (95%) e un’ampia fascia del Movimento 5 Stelle (75%). La scelta riscontra un ampio consenso anche nel bacino elettorale del centrosinistra (67%).
Insomma, l’italiano medio chiede al governo, attraverso l’opzione dei sondaggi, un’azione concreta, una corrispondenza alle parole. Sintomo che il nodo delle tasse è la questione centrale, la priorità delle priorità. Detto ciò sullo sfondo dell’intero ragionamento che si va sviluppando attorno all’Imu, c’è un convitato di pietra che riesca di fare ombra a tutte le buone intenzioni. “La situazione è paradossale” sostiene l’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, “governano due partiti che avevano affermato che non avrebbero mai più governato insieme dopo l’esperienza Monti. Gli italiani, però, devono sapere che senza l’Imu i Comuni dovranno mettere l’Irpef al massimo. Gli italiani devono saperlo, altrimenti rimarranno in balia dei demagoghi, seguendo le promesse elettorali”. Buon senso e pragmatismo. Un solo dubbio, arrivati a questo punto. Se Matteo Renzi non avrà le redini del partito e dovrà accontentarsi della presidenza dell’Anci (l’Associazione nazionale dei comuni d’Italia), anche se lui smentisce l’indicazione emersa in questi giorni, quale premio di consolazione, come si regolerà con il governo e quale posizione assumerà? Di attacco o di difesa? Il nodo dell’Imu, a ben vedere, rischia di strozzare tutti. Anche i comuni.