Senza la verità non si può costruire giustizia. Lo ha ribadito ieri a Napoli (qui il video), nella giornata in ricordo delle vittime delle mafie, il presidente di Libera, don Luigi Ciotti. E a ribadire l’importanza della lotta ai clan, a margine delle manifestazioni organizzate in tutti i principali centri italiani, sono state le stesse istituzioni, partendo dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha sottolineato l’importanza di “onorare chi ha pagato con la vita il diritto alla dignità di essere uomini opponendosi alla disumanità delle mafie”.
Le istituzioni celebrano le vittime delle mafie con la solita retorica smentita dai fatti
Difficile però, quando si va oltre la retorica, contrastare efficacemente le organizzazioni criminali nel momento in cui non vengono dati alla magistratura e alla polizia giudiziaria gli strumenti necessari a compiere l’impresa. Un particolare quest’ultimo denunciato sempre ieri tanto dal procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, quanto dal procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo.
A Napoli, in occasione della 27ma giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso pubblico, hanno sfilato i parenti delle 1.055 vittime innocenti dei clan, tenendo tra le mani bandiere della pace e di Libera e con al collo cartelli con nomi e foto dei propri cari. “Delle centinaia di familiari – ha affermato don Ciotti – l’80% di loro non conosce la verità, e senza verità non si può costruire giustizia”.
“Sconfiggere le mafie è possibile, lo testimoniano i risultati dell’azione delle forze di polizia, della magistratura, della società civile”, ha sostenuto nel suo messaggio il Capo dello Stato. Sulla stessa linea la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha poi battuto sui giovani, evidenziando che la loro massiccia presenza alle manifestazioni di ieri è un segnale fondamentale. “Onorare le vittime è impegnare contro le mafie le migliori risorse delle istituzioni”, ha aggiunto la guardasigilli Marta Cartabia.
Per combattere le mafie le armi troppo spesso però sono spuntate. Lo ha denunciato il procuratore Gratteri, puntando il dito contro la stessa Cartabia. “Purtroppo devo dire che questo Governo non ci sta aiutando nel contrasto alle mafie – ha affermato il numero uno degli inquirenti di Catanzaro – con scelte apparentemente che c’entrano poco con la mafia e provvedimenti pensati e diretti dalla ministra Cartabia che sono devastanti per i prossimi decenni”.
In collegamento all’incontro “La Calabria e il porto di Gioia Tauro nello scenario competitivo del Mediterraneo”, organizzato nell’ambito del Regional Day della Calabria a Expo 2020 Dubai, Gratteri ha poi aggiunto: “Temo che con questo Governo sul piano della sicurezza e sul piano del contrasto alle mafie non si andrà da nessuna parte, se non si arriverà alle prossime elezioni sperando in un Governo che abbia una visione sulla sicurezza ma soprattutto sulla trasformazione delle mafie, che non sparano e che non uccidono ma che comprano tutto ciò che è in vendita e che comprano soprattutto le persone”.
Un allarme analogo a quello lanciato dal procuratore di Firenze Creazzo. “La nostra storia è fatta di alti e bassi. In questo momento – ha affermato Creazzo – sembra che la lotta contro le mafie non sia più una priorità e non sia più assistita da un’attenzione e da una volontà, anche politica, importante”. Per il procuratore di Firenze c’è chi sta cercando di ridimensionare la libertà della magistratura.