La pensione anticipata diventa sempre più un’utopia per le donne. Il prossimo anno sette lavoratrici su dieci non potranno accedere all’uscita anticipata dal lavoro a causa delle strette delle due manovre Meloni sull’Ape sociale, l’Opzione donna e la Quota 103. A cui va aggiunto il taglio degli assegni per i lavoratori pubblici.
I calcoli vengono elaborati dalla Cgil e riportati da la Repubblica e prendono in esame le condizioni più difficili per il pensionamento anticipato: con l’Opzione donna l’uscita passa dai 60 ai 61 anni, con l’Ape sociale si porta l’età d’uscita a 63 anni e 5 mesi (cinque mesi in più) e in più c’è il ricalcolo contributivo con la Quota 103.
Quanto sono diminuiti i pensionamenti per le donne
Rispetto al 2022 le pensioni anticipate delle donne sono già calate del 28% nel 2023, passando da 107mila a 77mila, come attesta l’Inps. Ma nel 2024 andrà ancora peggio. Si attendono 55mila pensioni anticipate al femminile quest’anno, per poi scendere addirittura a 30mila nel 2025 e nel 2026, di cui 20mila nel privato e 10mila nel pubblico.
Così dal 2022 al 2025 il totale sarà di una riduzione del 72% delle uscite anticipate per le donne. Ezio Cigna, responsabile delle politiche previdenziali della Cgil, spiega che “il taglio del governo Meloni, secondo le nostre stime, è clamoroso per le donne”.
La pensione diventa impossibile per le donne
In particolare le stime dicono che nel 2024 nessuna donna andrà in pensione con la nuova Quota 103 mentre saranno solamente 250 le uscite con l’Opzione donna. E, ancora, per l’Ape sociale le adesioni al femminile non dovrebbero essere più di 3.510. Così a lasciare il lavoro senza ricorrere alla legge Fornero saranno meno di 4mila donne. In più ci saranno quelle che lavoreranno fino ai 67 anni per evitare il taglio degli assegni per i dipendenti pubblici introdotto dal governo. Un vero e proprio disastro per le pensioni al femminile.