La superstrada a pagamento Pedemontana veneta, lunga appena 95 chilometri, potrebbe costare allo Stato 12 miliardi in pratica 126,3 milioni al chilometro, più del doppio del Mose. Una strada in grado di fare risparmiare pochi minuti rispetto ai percorsi già esistenti per andare dalla provincia di Vicenza a quella di Treviso. L’infrastruttura, realizzata in finanza di progetto al 13 ottobre 2018 è costata fino ad oggi circa 3 miliardi di euro, con la Regione Veneto che ha erogato un contributo straordinario di 300 milioni di euro alla concessionaria privata, il Consorzio torinese SIS dei fratelli Dogliani.
La superstrada a pagamento Pedemontana veneta, lunga appena 95 chilometri, potrebbe costare allo Stato 12 miliardi di euro
La Regione è così subentrata al consorzio nella riscossione dei pedaggi, assumendosi i rischi d’impresa legati ai flussi di traffico, mentre a SIS è stato garantito un canone annuale di 198 milioni di euro per i primi 10 anni fino ad arrivare a 332 milioni annui per 39 anni dopodiché l’autostrada tornerà alla Regione. Un meccanismo infernale che favorisce il privato e contestato anche dalla Corte dei Conti in uno studio del 2018 che evidenzia: “L’inserimento della Pedemontana nel territorio prevede modificazioni rilevanti nell’assetto della mobilità viaria lungo tutto il tracciato del Nord-Est contribuendo alla gerarchizzazione del sistema viario (94,5 km di superstrada +68 km di opere viarie funzionalmente connesse); il partenariato pubblico-privato – cosiddetta “finanza di progetto” – non ha prodotto i vantaggi sperati e da un costo dell’opera di 3 miliardi si è passati a un esborso da parte della Regione Veneto nei confronti della concessionaria di oltre 12 miliardi, mentre le strutture viarie funzionalmente connesse sono condizionate dalla possibilità di reperire ulteriori finanziamenti; finora sono mancati i controlli sullo sviluppo dell’opera”.
Il Consorzio SIS dei fratelli Dogliani, concessionari della Pedemontana veneta, è una società fondata oltre 50 anni fa con sede legale a Torino e guidata da Claudio Dogliani figlio dell’ottantenne presidente Matterino, uno dei più potenti e sconosciuti costruttori d’Italia. Il loro “core business” vale 296 milioni di patrimonio netto ed è attivo con la principale controllata Inc che lavora col Consorzio Stabile Sis di cui ha il 51% (il restante 49% è degli spagnoli Sacyr Vallehermoso, multinazionale del cemento) su diversi tratti autostradali italiani, quali la superstrada Pedemontana Veneta, sulla tratta ferroviaria Palermo-Carini, ma anche nella costruzione del Nuovo Policlinico Mangiagalli di Milano.
“È uno scandalo nazionale se fosse accaduto al Sud sarebbe su tutti i giornali invece dato che è in Veneto non ne parla nessuno. La Pedemontana veneta oltre ad avere un costo elevatissimo ha costi di manutenzione di 20 milioni di euro l’anno che possono aumentare dato che 70 chilometri su 95 sono sotterranei”, taglia corto Massimo Follesa architetto e vice presidente del coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa.
Ma quando entrerà a regime l’opera? “L’autostrada dovrebbe andare a regime il prossimo anno, finora sono stati spesi 2,6 miliardi ma mancano ancora 45 km. Inoltre, il contratto prevede che la regione Veneto paghi al concessionario 332 milioni l’anno per 39 anni: per ammortizzare il costo dovrebbero transitare circa 52 mila veicoli al giorno mentre tra Trento e Vicenza sono 27mila in tutto – prosegue Follesa -. Il costo del pedaggio poi è altissimo: da 17 centesimi a 49 centesimi al chilometro a seconda del tipo di veicolo. In pratica percorrerla tutta, andata e ritorno, costerebbe 32 euro nel migliore dei casi. Nel 2020 con le prime piogge si è completamente allagata. Il concessionario si è aggiudicato l’appalto al ribasso di 100 milioni e il contratto è stato fatto dall’ingegner Baita, noto alle cronache per la vicenda Mose”.