di Stefano Sansonetti
Per il momento in autostrada sfrecciano soprattutto le grane. La fase che sta vivendo lo sviluppo delle opere infrastrutturali, si sa, non è tra le più felici. E da questo punto di vista sembra non esserci pace per la Pedemontana, l’autostrada che una volta completata in ogni sua parte dovrebbe collegare le province di Bergamo, Monza, Milano, Como e Varese. Il fatto è che per perfezionare le varie tratte servono disperatamente soldi. L’ultima tegola in ordine di tempo è piovuta qualche giorno fa. È andata deserta la procedura per la cessione di crediti Iva di Pedemontana (riferiti all’anno d’imposta 2014) fino a un massimo di 95 milioni di euro. Per i tre lotti messi a gara nell’agosto scorso non si è fatto avanti nessuno. E così nei giorni scorsi è arrivato l’amaro responso. Ennesima doccia gelata per Autostrada Pedemontana Lombarda, la società di gestione che tramite una serie di veicoli è recentemente entrata nella sfera di controllo della Regione Lombardia guidata da Roberto Maroni (che l’ha incamerata dalla Provincia di Milano). Questo, tra l’altro, significa che c’è subito una brutta gatta da pelare per Massimo Sarmi, ex Ad di Poste ma soprattutto nuovo Ad della Milano Serravalle, l’altra società autostradale che controlla la stessa Pedemontana con il 78,97% del capitale. Del resto i problemi sul piatto sono numerosi. Come si apprende dall’ultimo bilancio 2013, infatti, mancano all’appello 150 milioni per completare le tratte Cassano Magnago (Va)-Lomazzo (Co), Lomazzo (Co)-Lentate sul Seveso (Mb) e alcuni lotti delle tangenziali di Como e Varese. L’azionista di controllo, ovvero la Milano Serravalle, si è impegnata a finanziare in tempi rapidi la Pedemontana con 100 milioni, ai quali dovrebbero aggiungersi i residui 50 entro il 15 febbraio 2015. E la stessa controllante ha annunciato l’emissione di un prestito obbligazionario per raccogliere un po’ di risorse. Insomma, riuscire a incassare anticipatamente questi 95 milioni di euro di crediti fiscali vantati dalla Pedemontana nei confronti dell’Agenzia delle entrate sarebbe stato importante (che poi, tra sconti, commissioni e valore della gara l’incasso si sarebbe ristretto). Ma nessuno si è fatto avanti. Di certo non è un segnale incoraggiante per una società che il 19 marzo scorso aveva deliberato un aumento del capitale sociale che poi ha visto un fuggi fuggi degli azionisti (tra i quali Intesa, Equiter e Ubi Banca), con due successivi bandi per collocare le quote inoptate sul mercato, entrambi andati deserti. Il tutto mentre la Pedemontana ha chiuso il 2013 con un perdite per 14,7 milioni e debiti per 200 milioni nei confronti delle banche.
Twitter: @SSansonetti