La pazienza di Meloni sul caso Sangiuliano sta finendo: “Non sono consentiti errori”

Da Giorgia Meloni arriva il primo avvertimento pubblico nei confronti di Gennaro Sangiuliano: "Non sono consentiti errori".

La pazienza di Meloni sul caso Sangiuliano sta finendo: “Non sono consentiti errori”

Il clima sembra essere cambiato. Almeno a livello pubblico. L’ira di Giorgia Meloni nei confronti del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, è sempre la stessa, ma stavolta il malcontento viene esplicitato. Forse un messaggio, un primo avviso, che rende sempre più traballante la poltrona dell’ex direttore del Tg2.

Un avvertimento era arrivato già in mattinata con l’invito “alla cautela” espresso dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Non bastasse, è arrivato anche il secondo messaggio – questo, per quanto indiretto, ancora più esplicito – da parte della presidente del Consiglio.

Il messaggio di Meloni a Sangiuliano

Nella sua relazione introduttiva all’esecutivo di Fratelli d’Italia, Meloni ha messo per la prima volta le mani avanti, dopo aver – almeno finora – difeso Sangiuliano. Pubblicamente, perché tutti sanno che la presidente del Consiglio ha molti dubbi sul caso ed è pronta a scaricare il ministro nel caso in cui emergano ulteriori dettagli.

“Noi stiamo facendo la storia e dobbiamo esserne consapevoli”, è il ragionamento da cui parte Meloni per dire che non si può più sbagliare: “Questo non prevede né pause né soste, ma tanto meno può consentire errori e passi falsi”. La leader di Fratelli d’Italia non cita direttamente Sangiuliano né nessun altro esponente dell’esecutivo, ma il suo sembra un avvertimento.

In primis al ministro della Cultura, ma magari anche a chi, come Daniela Santanchè, rischia il posto, in questo secondo caso per le vicende giudiziarie legate alla società Visibilia. “Dobbiamo essere consapevoli che non ci viene perdonato nulla e che nulla ci verrà perdonato”, dice ancora Meloni, ripetendo un messaggio indirizzato probabilmente anche a Sangiuliano.

La presidente del Consiglio continua nel suo racconto, a metà tra il vittimismo e il messaggio indiretto nei confronti del ministro: “Siamo sempre stati i giudici più implacabili di noi stessi e dobbiamo continuare a esserlo, perché l’occasione storica che ci hanno dato i cittadini non merita di essere sprecata per un errore, una distrazione o una sbavatura. Non possiamo permetterci di prestare il fianco”. E invece sembra proprio che il fianco il governo l’abbia prestato con il caso Sangiuliano-Boccia.

Le prime avvisaglie

Le prime avvisaglie di un clima cambiato erano arrivate in mattinata, quando Nordio, a SkyTg24, ha parlato del caso Sangiuliano: “Rivolgerei un invito alla cautela quando si occupano posti di responsabilità”. “Questo non significa che la mia sia una critica, vedremo da come andrà la vicenda”, ha aggiunto. Più cauto è sembrato invece il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega, Matteo Salvini, che taglia corto dicendo che si fida “dei colleghi” con cui lavora. Stesso discorso vale per il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che definisce Sangiuliano “un ottimo ministro con cui lavoriamo benissimo”.

L’autunno caldo di Meloni

Per Meloni a tenere banco non c’è solo il caso Sangiuliano. Ci sono innanzitutto i dossier europei, in una Bruxelles in cui la presidente assicura che l’Italia non è isolata, nonostante il No di Fratelli d’Italia al bis alla guida della Commissione di Ursula von der Leyen.

Poi c’è il fronte interno. Da una parte quello dei dati economici, come al solito gonfiati da Meloni quando parla di occupazione, export e crescita, omettendo però ciò che dicono veramente i numeri. Dall’altra il fronte interno alla destra e al suo partito. In entrambi i casi è necessario “comunicare meglio”. Meloni non nasconde, anche qui con un po’ di vittimismo, i suoi timori per le regionali d’autunno. A suo giudizio bisogna “ribaltare i pronostici” in Liguria dopo il caso Toti e in Emilia-Romagna. Ma anche in Umbria la sfida, a suo giudizio, sarà ardua. Insomma, la presidente del Consiglio mette le mani avanti in caso di triplice sconfitta. In modo che anche una singola vittoria, magari solo una riconferma, possa apparire un’impresa.