Un artista a 360 gradi, attore, doppiatore, scrittore e voce radiofonica. Un talento, quello espresso da Luca Ward, declinato in molteplici direzioni che lascia sempre un’impronta di altissima qualità.
Quando è iniziata la tua passione per la radio?
“Ho iniziato a Radio Rai da ragazzo coi i Radiodrammi, un programma straordinario che purtroppo non fanno più, secondo me sbagliando, perché anche oggi avrebbero un ascolto altissimo. Ho cominciato, quindi, facendo l’attore di radio. I Radiodrammi erano la punta di ascolto più alta di Radio Rai. Andavano in onda su Radio Rai1 dalle 8,50 alle 9,00, quindi 10 minuti, ascoltati da milioni e milioni di italiani. Avevo fatto da poco Diabolik, Sandokan, che andavano fortissimo nei primi anni 2000 quando, a un certo punto, inspiegabilmente, hanno deciso di non farli più. I testi erano realizzati dal regista, Arturo Villone. Veniva realizzato tutto negli studi Rai che hanno una qualità altissima e tecnici con una professionalità enorme. Se senti le puntate di Diabolik, per esempio, erano come un film, effetti sonori, effetti speciali, musiche, erano pazzesche quelle puntate. Oggi, con i nuovi sistemi, con i podcast, non riescono a fare cose così belle come faceva la Rai qualche anno fa”.
Dal 2004 sei la voce ufficiale di Radio Italia, che rapporti hai con questo mezzo?
“Quando è arrivata la proposta di diventare la voce ufficiale di Radio Italia per me è stato un grande onore, far parte di una radio indipendente che trasmette solo musica italiana, una scommessa incredibile e sono 18 anni che lavoro con loro. Sono un grande ascoltatore della radio, perché viaggio tanto, mi sposto molto in macchina, ascolto principalmente Radio Italia anche per sentire come va. La radio per me è una compagna fissa, anche a casa, in barca, è quasi sempre accesa, molto di più della TV, che vedo pochissimo, per lo più documentari.Gli ascolti della radio continuano a crescere, cala la televisione e cresce la radio. Nessuno avrebbe mai immaginato una cosa del genere. La radio continua a sopravvivere e anche molto bene”.
Molti personaggi che arrivano oggi in radio provengono da altri mondi, dai social, a volte dalla televisione. Quali sono le doti principali per lavorare in radio? E a quale altra forma d’arte si può paragonare?
“Per lavorare in radio devi avere una grande conoscenza della lingua italiana; devi essere preparato a ogni evenienza, soprattutto quando vai in diretta, ci vuole una grande preparazione, studio. Infatti per me coloro che vanno tutti i giorni in diretta parlando di mille argomenti, lanciando musica senza mai sbagliare una parola, un annuncio, sono dei geni. Gli improvvisati li senti, li riconosci subito. A cosa si può avvicinare il fare radio? Al teatro. Uno spettacolo dal vivo. La radio è dal vivo, le dirette radiofoniche sono fantastiche. Radio Italia, per esempio, va sempre in diretta, ci vuole grande abilità, tecnici bravi, studi importanti, sono investimenti enormi”.
Tra i tantissimi personaggi che hai doppiato c’è qualcuno in cui ti sei ritrovato?
“No, direi di no. Però posso fare una nota su “Il Gladiatore” perché quando ho iniziato a doppiare quel film il personaggio mi faceva pensare a mio padre che ho perso quando avevo 13 anni e l’ho interpretato e doppiato come se doppiassi mio padre. Forse è stato l’unico film che mi ha trasportato in una dimensione di doppiaggio completamente diversa dalle altre”.
Anche se, ovviamente, hai studiato e hai allenato la voce, si nasce predestinati con una voce come la tua? E vedi qualche ipotetico erede di Luca Ward?
“Che fossi predestinato a questo mondo sì, ho tentato di scappare centinaia di volte e più scappavo e più qualcosa mi riportava là. Sì, ci vogliono delle basi, il teatro è fondamentale. Ci sono anche doppiatori che hanno fatto solo doppiaggio, però è un po’ limitativo, manca l’interpretazione, il ruolo. Il doppiaggio è nato per gli attori, non per i doppiatori. Quanto agli eredi gioco in casa, non si dovrebbe fare, ma ti dico i miei due nipoti, Alessandro e Federico, 30 e 27 anni, sono dei mostri del doppiaggio anche grazie allo zio, sono considerati oggi le due voci più importanti d’Italia”.
Progetti futuri? E tra le tantissime cose che hai fatto, c’è ancora qualche strada che ti piacerebbe sperimentare?
“Sto preparando tante cose, sceneggiati, tanti film all’orizzonte al doppiaggio con Russell Crowe, Hugh Grant, Keanu Reeves. Per il resto credo di essere stato già molto fortunato, ho fatto tante cose, va bene così. L’importante è lavorare e spero di continuare con la radio tutta la vita! Non riesco a fare un programma in diretta con Radio Italia per mancanza di tempo, ma avrei tanto voluto, solo che la diretta è tutti i giorni e io, con i mille impegni che ho, non riuscirei. Con Mario Volanti ne abbiamo parlato tante volte. Mi piacerebbe un programma che ha a che fare con le persone, come mia madre che tanti anni fa, negli anni ’70, faceva Il Mattiniere su Radio Rai, una trasmissione straordinaria, innovativa, con le prime chiamate in diretta, si parlava un po’ di tutto. Sì, farei sicuramente un programma con la gente, vengo dal teatro, se non c’è il pubblico mi annoio. Un programma in coppia con qualcuno che funziona sempre”.