Davide Vecchi per Il Fatto quotidiano
Ognuno ha la sua family. Anche Matteo Salvini. La compagna del segretario del Carroccio è stata assunta con un contratto diretto in Regione Lombardia, guidata dal leghista ed ex capo del Carroccio, Roberto Maroni. Giulia Martinelli è entrata nello staff dell’assessore al welfare Maria Cristina Cantù, quella che propose di assegnare i fondi regionali a sostegno della maternità solo a chi risiede in Lombardia da cinque anni spiegando la decisione con un lapidario: “Oggi ne vanno troppi agli extracomunitari”.
Martinelli doveva essere assunta già lo scorso primo gennaio: Cantù presentò il decreto di assunzione alla segreteria generale del Pirellone che però lo bloccò e rispedì al mittente. Il momento per il Carroccio non era dei migliori, il partito con ancora le ferite aperte della Family di Bossi guardava alla sopravvivenza alle Europee come a un miraggio. E soprattutto a storcere il naso erano stati alcuni esponenti del partito. A cominciare dall’ex assessore Daniele Belotti e da alcuni parlamentari che da Roma avevano chiamato direttamente il governatore Maroni: “Non provate a fare una roba del genere”. Bobo seguì il consiglio.
Martinelli ha incassato, pur avendo già chiesto l’aspettativa alla Asl – dove ha vinto un concorso e lavora come avvocato – e ha cominciato a collaborare con la Cantù. Senza un incarico ufficiale. Che però è arrivato a giugno: un contratto in forma di incarico fiduciario per una cifra al momento di circa 70 mila euro l’anno. Il doppio di quanto percepiva alla Asl. Il contratto non è ancora stato ufficializzato.
“Sappiamo che lavora qui, la vediamo da settimane ogni giorno eppure nessuno ha il coraggio di mettere la faccia su questa nomina”, afferma il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Dario Violi. Due settimane fa, con esattezza il 27 giugno, Violi e il suo gruppo hanno presentato richiesta formale per avere l’elenco degli incarichi e dei contratti fatti da Cantù ma ancora non hanno ricevuto alcuna risposta. E non è detto che quello di Martinelli ci sia perché in base al decreto Monti non c’è l’obbligo della pubblicazione dei contratti privatistici ma solo delle collaborazioni.
“Noi sappiamo che lavora qui – ripete Violi – e appena avremo i dati ufficiali faremo un’interrogazione per chiedere chiarimenti in merito alle assunzioni di amici, parenti”. Sì perché quello della compagna di Salvini non è “l’unico caso di incarico dubbio”: ci sono anche i fedelissimi del segretario del Carroccio Lucio Brignoli ed Eugenio Zoffili, coordinatore federale e nazionale lombardo del movimento giovani padani, entrambi sbarcati nel Palazzo Lombardia. Zoffili alla dirigenza dello staff dell’assessore Simona Bordonali, Brignoli in quella di Claudia Maria Terzi. Tanto per rimanere alla Lega.
In Forza Italia la bandiera è tenuta alta dall’assessore all’istruzione Valentina Aprea: suo figlio Stefano Spennati, finita l’esperienza in Europa come assistente parlamentare di Lara Comi, è diventato dirigente della Regione Lombardia presso la sede di Bruxelles. Il consigliere regionale dei Cinque Stelle, Stefano Buffagni, ha presentato richiesta d’accesso agli atti e minaccia di presentare “una mozione di censura nei confronti dell’assessore”.
Va detto però che Spennati, 32 anni, ha già un lungo curriculum: nel luglio 2009 era consulente del ministero dell’Istruzione per gli affari esteri, poi è stato nello staff del Commissario Antonio Tajani e nella segreteria di Mario Mauro quando era vicepresidente del Parlamento europeo. Spennati, oggi assistente a Bruxelles di Gianlorenzo Martini, direttore della delegazione presso l’Unione Europea di Regione Lombardia, non risponde al telefono.
Disponibile invece è Matteo Salvini per spiegare la nomina della compagna. E parte all’attacco: “Un contratto con la Cantù? E cosa c’è di male? Lavorano insieme da almeno sei anni, prima a Milano poi a Legnano e ora in Regione, quindi?”. Quindi che la compagna del segretario della Lega venga assunta nella Regione che il partito guida non è proprio normale. “Ma per piacere… Ha fatto i concorsi per entrare all’Asl, se fosse rimasta nel privato da avvocato avrebbe guadagnato di più”. Lavorando anche di più.
“Ma no, ha fatto una scelta di vita: lavorare nel pubblico, avendo a che fare con malati di mente, autistici e quant’altro; insomma la moglie di Renzi fa l’insegnante? La mia fa la dipendente Asl… poi guadagnasse diecimila euro al mese…”. Su questo “sono la stessa cosa”, chiosa Violi di M5S: “Parlano tanto di famiglia ma poi si preoccupano di sistemare le loro e, al massimo, gli amici”.