Sarà una settimana cruciale, a Palazzo Madama, per testare la tenuta della maggioranza dopo le tensioni sul decreto fiscale. La prova del nove per saggiare la solidità della pace siglata sabato scorso in Consiglio dei ministri con la “sbianchettata” dello scudo penale che, secondo la denuncia del vice premier Luigi Di Maio, una “manina” avrebbe inserito nel provvedimento sul quale il Governo ha rischiato di andare in crisi.
GUARDIA ALTA – “E’ chiaro che per noi il voto sul decreto sicurezza e immigrazione equivale ad un voto di fiducia al Governo”, avvertiva giovedì scorso in Transatlantico, al Senato, un autorevole esponente della Lega. Parole, d’altra parte, pronunciate quando la tensione tra M5S e Lega aveva superato ampiamente i livelli di guardia, poi tornati sotto controllo. Ma che la dicono comunque lunga sulla rilevanza che il Carroccio attribuisce al provvedimento all’esame della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, presieduta dal leghista, Stefano Borghesi. E sul quale dovranno pronunciarsi, in sede consultiva, altre otto commissioni (Esteri, Difesa, Bilancio, Finanze, Istruzione, Lavoro, Sanità e Politiche Ue).
Un esame che, a questo punto, non dovrebbe, salvo ulteriori fibrillazioni, riservare sorprese. Sebbene, nel Carroccio, la guardia resti alta. Anche perché, se i Cinque Stelle difficilmente avrebbero potuto far digerire alla propria base, come pure all’ala più ortodossa del Movimento, l’allargamento delle maglie di una pace fiscale che, per effetto della sanatoria penale, si era, di fatto, trasformata in un condono in piena regola, nella stessa situazione si ritroverebbe la Lega se il decreto sicurezza fosse snaturato, in sede di conversione, rispetto al suo contenuto originario.
NIENTE SORPRESE – Ad allarmare il Carroccio, sono soprattutto gli 81 emendamenti al testo del Governo, presentati dai parlamentari M5S. Ma sui quali i pezzi da Novanta del Movimento hanno rassicurato gli alleati. “Quello che è contenuto nel dl sicurezza è frutto di quel lavoro svolto prima che questo Esecutivo nascesse (e confluito nel contratto di Governo, ndr)”, assicura, in un’intervista al Mattino, il sottosegretario agli Interni, Carlo Sibilia. Una sorta di risposta a distanza al collega del Viminale (sponda Lega), Nicola Molteni, che dalle colonne del Messaggero avverte: “Il decreto sicurezza e immigrazione non si tocca. Può essere rivisto con il contributo di tutti, ma non arretreremo di un passo sull’impianto del provvedimento, che non potrà essere svuotato del proprio contenuto”.
A rassicurare la Lega, ci pensa allora il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro: “Le dinamiche parlamentari prevedono che sui temi più rilevanti vengano presentate molte proposte di modifica anche da parte della maggioranza. Lo spirito è quello di migliorare i provvedimenti, lo stesso ministero dell’interno ha presentato molti emendamenti al decreto sicurezza – spiega l’ex questore anziano della Camera -. Tuttavia saranno approvati solo quelli condivisi ed è questo quello che conta. Il discorso vale naturalmente anche per la legittima difesa. O per il decreto spazzacorrotti”. E a proposito di legittima difesa, altro provvedimento cruciale per il Carroccio, dopo la chiusura dell’iter in commissione Giustizia, il testo arriverà oggi all’esame dell’Aula del Senato per il primo via libera. Un altro test per la tenuta della maggioranza.