Se c’è da crederci o meno è difficile saperlo, ma di certo il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, sembra mettere una pietra sopra l’ipotesi di un negoziato per la pace in Ucraina. Lavrov sostiene che prima dell’offensiva di Kiev a Kursk le possibilità di una tregua erano maggiori, con il Cremlino pronto a trattare. Ora non più,
Certo, è difficile capire se quello di Lavrov sia solo un bluff o se la Russia fosse davvero in procinto di aprire una discussione. Ma di certo c’è la chiusura che arriva oggi dal ministro di Mosca, mentre intanto dall’Ue arriva un po’ più di ottimismo su un negoziato.
Lavrov congela ogni trattativa per la fine della guerra in Ucraina
La Russia, sostiene Lavrov, è sempre stata pronta a negoziare una soluzione al conflitto ucraino, ma dopo l’offensiva di Kiev nella provincia russa di Kursk, i colloqui in merito sono “irrilevanti”, ha detto il ministro degli Esteri russo.
“La nostra disponibilità ai negoziati non avrebbe dovuto suscitare alcun dubbio nella mente di nessuno. Anche se, ovviamente, dopo l’avventura nella regione di Kursk, qualsiasi colloquio su questo tema è irrilevante”, ha dichiarato ai giornalisti. Aggiungendo: “Ricordiamo a tutti che il presidente Putin aveva avanzato la sua ultima proposta lo scorso giugno, dopo che tutte le precedenti iniziative e accordi erano stati fatti saltare dai suoi sostenitori occidentali”.
Dal fronte europeo, come dichiarato da un’alta fonte diplomatica all’Ansa, trapela invece più ottimismo. In particolare viene considerato che il ritardo nella consegna degli aiuti militari possa “essere facilmente percepito dagli ucraini come una spinta verso i negoziati con la Russia e che si renda ora necessaria una via d’uscita dalla guerra, perché i soldi stanno finendo”.
Dall’altra parte ci sarebbe però l’Ucraina, che “vuole una chiusura alle sue condizioni. Ecco allora l’offensiva di Kursk, per avere qualcosa da negoziare con Mosca, visto che potrebbe essere costretta ad avviare le trattative prima delle elezioni americane”.