La guerra in Ucraina è in una fase molto pericolosa, caratterizzata sempre più da azioni terroristiche: gli attacchi missilistici russi ai civili in territorio ucraino, droni ucraini verso Mosca e Crimea, infrastrutture civili distrutte, l’attentato che ha distrutto l’aereo in cui viaggiava Prigozhin, il capo della Wagner. L’offensiva russa si è arenata, la controffensiva ucraina non avanza. L’Occidente è impantanato nella fallimentare strategia guerrafondaia senza diplomazia che ci porta in un vicolo cieco. Con il risultato della distruzione della prospettiva di un Europa forte per la costruzione di un mondo multipolare, il tutto a vantaggio di Usa e Cina nei confronti dei quali il vecchio continente sarà sempre più subalterno.
Usa e Nato non cambiano registro. È un dovere indicare un’altra strada per far cessare la guerra in Ucraina
Le sanzioni economiche alla Russia si sono dimostrate un fallimento, come ammesso anche dal ministro degli esteri tedesco. Il numero impressionante di armi inviato sul territorio bellico ha prodotto un’ecatombe di 500.000 morti e la ricchezza dei signori della guerra. Se il capitalismo è in crisi, si scatena l’economia di guerra, si svuotano arsenali e si riempiono sempre di più per essere utilizzati. La politica estera di Biden è stata determinante con le provocazioni Usa – Nato per creare le condizioni dello scoppio della guerra in Ucraina.
Il fallimento della politica estera dell’amministrazione americana può aprire la strada ad un incredibile ritorno di Trump alla Casa bianca, non solo perché è apparso più determinato nell’affrontare il tema della risoluzione della guerra, ma anche il suo arresto sembra un assist elettorale, da riempire con un pirotecnico vittimismo mediatico in cui la foto segnaletica può essere anche il santino vincente della prossima campagna elettorale americana.
Nel summit dei Brics la Cina, unico Paese ad aver lavorato per una soluzione diplomatica al conflitto, allarga il fronte dei non allineati alla politica estera ed economica americana per la realizzazione di un mondo più plurale. Emerge sempre più chiaramente che il vero conflitto è quello geo-politico tra Cina e Stati Uniti sul piano soprattutto economico e sulla moneta internazionale con la concreta possibilità che il dollaro perda la sua leadership. I media occidentali silenziano sempre più il nesso tra guerra e i terribili effetti collaterali: numeri di morti impressionanti, devastazione ambientale nel cuore dell’Europa, caro energia che si riverbera sulla vita della gente, caro bollette, prezzi alle stelle, aumento del costo del denaro, inflazione galoppante.
I partiti italiani ubbidiscono a quello che dice l’Europa, a quello che dice la Nato, a quello che dicono gli Usa. La sovranità italiana mai come di questi tempi appare limitata. Anche la Meloni si è dovuta allineare: altro che sovranismo, Patria e Nazione. Ci ordinano di aumentare le somme in bilancio per armi ed ubbidir tacendo si procede, ma tolgono Reddito di cittadinanza, non adeguano salari e pensioni all’inflazione, tagliano servizi indispensabili come la sanità comprimendo i diritti fondamentali.
Stasera un evento a Marina di Pietrasanta con Santoro. Per dare più voce a chi dice no alle armi
Il popolo è in maggioranza contro la guerra e l’invio delle armi, nonostante la propaganda governativa mediatico-politico prova sempre a bollare i pacifisti come putiniani. In questo scenario è necessario che il fronte pacifista si unisca sempre di più con determinazione e coraggio. E perciò è importante l’iniziativa di stasera a Marina di Pietrasanta lanciata da Michele Santoro, alla quale partecipo portando il mio contributo. È necessario costruire uno spazio politico sempre più ampio e coeso in cui dare rappresentanza alla lotta pacifista contro le guerre, per la soluzione diplomatica del conflitto e per lo stop all’invio delle armi, per costruire l’Europa dei popoli e non una nuova guerra fredda.
Unirsi per la pace contro la guerra vuol dire contribuire a costruire un’Europa diversa, non più dell’austerità e del pareggio di bilancio, solo della moneta unica, della libera circolazione delle merci e dei capitali, ma della giustizia ambientale, sociale ed economica, per una fratellanza universale senza confini. Solo il popolo unito può fermare la corsa verso il baratro dell’umanità, con rischio di olocausto nucleare.
Sbaglia chi pensa che i popoli non possono scrivere la storia, è proprio la storia che ce lo insegna. Si può essere attori del male, indifferenti, complici oppure protagonisti di una rivoluzione popolare che metta al centro il ripudio della guerra ed i diritti costituzionali. Un altro mondo è possibile se lo costruiamo dal basso, in cui ogni persona può essere protagonista, dall’alto detengono il tempo della clessidra che consolida il sonno della ragione.