Dopo le speranze di un accordo di pace tra Hamas e Israele, dato per “imminente”, è arrivata una doccia gelata. Secondo quanto riportato dal sito di notizie Walla, che cita tre alti funzionari israeliani, “nonostante alcuni progressi delle ultime settimane, l’accordo per il rilascio degli ostaggi non è previsto nell’immediato”. La causa principale sarebbe “la posizione dei leader di Hamas a Gaza, in particolare di Muhammad Sinwar, che rende difficile fare progressi”, poiché continua a chiedere che qualsiasi accordo porti alla fine della guerra.
Questa richiesta, almeno per il momento, è respinta dal primo ministro Benjamin Netanyahu, disposto a considerare solo un cessate il fuoco della durata massima di sessanta giorni. Un cambio di posizione da parte del leader israeliano appare improbabile, poiché rischierebbe di provocare una crisi istituzionale con i suoi alleati di governo. A sottolinearlo è il ministro e leader dell’estrema destra, Bezalel Smotrich, che ha ribadito la sua ferma opposizione all’accordo, definendolo un “grave errore”. Smotrich sostiene che “non serve a garantire la sicurezza di Israele” e che “Hamas si trova nel suo punto più debole: non è questo il momento di offrirgli una via di fuga”.
La pace a Gaza si allontana: Hamas chiede la fine della guerra ma Israele dice no e riprende a bombardare
Con la tregua sempre più lontana, i combattimenti nell’enclave palestinese continuano. Almeno 10 palestinesi sono stati uccisi e diverse decine risulta ferite in un attacco aereo israeliano contro una casa nella città settentrionale di Beit Lahiya, nella Striscia di Gaza.
Ma non è tutto. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato un duro atto d’accusa contro l’amministrazione Netanyahu, accusandola di non aver consentito al team medico internazionale di raggiungere l’ospedale Kamal Adwan. Questo, secondo quanto fa sapere l’Oms, ha ulteriormente aggravato un’emergenza sanitaria che ha già superato il livello di guardia.