Brutte notizie per il governo Meloni e, soprattutto, per l’economia italiana. Aumentano, infatti, “i segnali di indebolimento dell’economia italiana, soprattutto nell’industria”, come sottolinea il Centro studi di Confindustria nella sua analisi mensile Congiuntura flash. Siamo di fronte a una “crescita più fragile” e a evidenti “segnali di indebolimento” che si accumulano, soprattutto per l’industria e le costruzioni.
Pesano due fattori più di altri: il lento calo dell’inflazione e un credito più carico. Nei consumi delle famiglie ci sono invece meno beni, soprattutto alimentari, e “più servizi”. Infine va considerato anche il timore che il rialzo dei tassi d’interesse indebolisca ulteriormente la dinamica dei consumi, soprattutto per quanto riguarda i beni durevoli, sensibili al costo del credito.
I dati sul Pil e i segnali sulla crescita
Tra i pochi dati positivi del Centro studi di Confindustria c’è quello sul Pil che, in realtà, riguarda cifre già note. Nel primo trimestre si è registrata una crescita dello 0,6%, che porterà nel 2023 a una crescita già acquisita dello 0,9%. Il timore, però, è che la crescita si fermi qui, considerando tutti gli altri dati degli ultimi mesi.
Per esempio a marzo ed aprile è diminuito l’export di beni: rispettivamente -2,3% e -1,7% sia verso i mercati Ue che extra-Ue. Una forte flessione si registra anche per la produzione delle costruzioni: -3,8% ad aprile. Si attende, invece, un’attività stabile nel secondo trimestre.
Meloni puntava sulla crescita, ma la pacchia è finita
Negli scorsi mesi il governo ha detto chiaramente di puntare su una crescita più alta del previsto per poter mettere in campo una manovra, quella del 2024, che deve contenere diversi interventi: dalla conferma del taglio del cuneo fiscale alla riduzione delle aliquote Irpef, passando per l’adeguamento all’inflazione delle pensioni e per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. L’allarme di Confindustria, però, gela il governo: puntare su una crescita più alta sembra dura, con questi segnali di indebolimento dell’economia.
L’inflazione scende lentamente
Scende invece lentamente l’inflazione, con i tassi in aumento che frenano consumi e investimenti. Un ribasso c’è stato grazie alla riduzione del prezzo del gas, ma crescono ancora troppo i prezzi alimentari. Nei prossimi mesi, comunque, si attende una frenata con i prezzi delle materie prime che non hanno subito rialzi. Il problema principale riguarda il tasso pagato per i prestiti dalle imprese italiane, ritenuto troppo alto.
La spesa per gli alimentari in calo
Uno dei dati più significativi è quello relativo ai consumi dei beni alimentari, in calo. Al contrario aumentano i pasti fuori casa e il ricorso alle consegne dei cibi a domicilio. Si registra una forte riduzione della spesa delle famiglie: -3,7% nel 2022 e -8,7% nel quarto trimestre del 2022 rispetto al primo del 2021. Una “zavorra” per i consumi totali, considerando che la spesa alimentare vale il 14% di quella complessiva, seconda solamente a quelle per l’abitazione (comprensiva di bollette).
In aumento, invece, la spesa per i servizi con un rimbalzo nel 2022 dell’8,8%. Una spiegazione può essere data dal fatto che dopo il Covid c’è molta più voglia di fare pasti fuori casa, contabilizzati come servizi e non come beni. Si può ipotizzare anche un effetto reddito, con le famiglie meno abbienti che hanno accumulato meno risparmi e ora subiscono una maggiore erosione del reddito reale, con un impatto soprattutto sui consumi alimentari.