Quel senso di dejà vu che ha accompagnato la vicenda della Open Arms, non sembra esser stato un semplice abbaglio. Anzi senza giri di parole lo ha certificato il gip del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, che ieri ha convalidato il sequestro dell’imbarcazione della ong spagnola, tuttavia senza trattenerla in porto ma riconsegnandola ai legittimi proprietari, suggerendo “analogie con la cosiddetta vicenda Diciotti”. Similitudini che, a ragione, avranno fatto sobbalzare dalla sedia il ministro dell’Interno Matteo Salvini che per quella storia era stato indagato per sequestro di persona e successivamente prosciolto dal tribunale dei ministri di Catania perché non venne concessa l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti da parte del Senato.
Secondo il magistrato il nodo del discorso, ieri come oggi, è che “sussiste il fumus del reato di sequestro di persona da parte dei pubblici ufficiali tutt’ora in corso di identificazione” mentre “non sussistono esigenze probatorie anche in considerazione del fatto che non si ascrive all’organizzazione e all’equipaggio alcuna responsabilità”. Insomma la ong spagnola, proprietaria della Open Arms, non ha commesso alcun illecito e per questo ha riavuto indietro la propria imbarcazione ma, stando alla ricostruzione del gip Zammuto, sarebbe addirittura vittima. Di cosa? Del reato di rifiuto di atti di ufficio “in relazione alla mancata evacuazione della nave” su cui, per 19 giorni, erano tenuti bloccati i naufraghi soccorsi al largo delle coste libiche.
Sostanzialmente, scrive il gip, sarebbero “stati trattenuti indebitamente” a bordo dell’imbarcazione nonostante ci fosse stato il via libera da parte del Tar del Lazio per l’ingresso nelle acque territoriali. Ma, cosa ben più grave e in quella che sembra esser stata la bordata finale, viene certificato che “è stato omesso il preciso obbligo di individuare un porto sicuro spettante all’Italia in quanto primo porto di approdo in base al trattato di Dublino”. Si tratta fondamentalmente di una bocciatura del modus operandi del ministro Salvini che, nonostante il gip non avesse mai menzionato il suo nome, si deve essere sentito chiamato in causa tanto da affidare a Twitter una risposta piccata: “Porti chiusi a scafisti e ong. In arrivo un’altra indagine contro di me per sequestro di persona per il caso Open Arms. Nessun problema, nessun dubbio, nessuna paura. Difendere i confini e la sicurezza dell’Italia per me è stato, è e sarà sempre un orgoglio”.
OCCHI AGLI SCAFISTI. Il caso della Open Arms, su cui per giorni c’era stato l’assoluto silenzio da parte dell’Ue, si era concluso dopo 19 giorni di stallo. Ovviamente non con un accordo tra Stati membri per la suddivisione degli oltre 100 occupanti ma per l’intervento della magistratura italiana. Infatti, dopo un sopralluogo shock da cui erano emerse le condizioni disumane a bordo, era stata ordinata l’immediata evacuazione. E, ieri, con non poca sorpresa si è scoperto che tra i naufraghi si nascondevano anche i due scafisti, subito arrestati, che avevano effettuato la traversata su un gommone di fortuna.