Dopo undici giorni, finisce l’odissea della Ocean Viking. A mettere la parola fine alla vicenda è stato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che ha dato il via libera allo sbarco, a Pozzallo, dei 104 migranti salvati da morte certa il 18 ottobre scorso. La decisione che è arrivata in tarda mattinata dopo che, da più parti e in particolare dal Partito democratico, erano arrivati appelli per chiedere l’assegnazione di un porto sicuro alla nave della ong francese Medici senza frontiere. Un occasione troppo ghiotta per il leader leghista Matteo Salvini che ha colto la palla al balzo per polemizzare e continuare ad accrescere il proprio consenso elettorale. A suo parere questa è stata: “L’ennesima calata di braghe del governo italiano, un altro favore a una ong (stavolta francese, su nave norvegese) che incoraggia gli scafisti a continuare i loro traffici”.
Peccato che si tratti di una fake news perché è vero il contrario ossia che l’Italia ha acconsentito allo sbarco proprio perché ha ricevuto dall’Ue non un ordine, tantomeno una semplice pacca sulle spalle, ma un impegno serio. Già perché come spiegato in una nota dal Viminale: “Si è appena conclusa la procedura di ricollocazione” dei migranti soccorsi “in base al pre accordo raggiunto nel corso del vertice di Malta” in cui le sole “Francia e Germania hanno acconsentito ad accogliere” 70 naufraghi sui 104 presenti a bordo. Con buona pace per chi dice il contrario, in particolare il leader del Carroccio, l’Italia e il governo giallorosso non ha nessuna intenzione di aprire i porti senza sé e senza ma.
CAMBIO DI PASSO. Al contrario l’Italia, invece di dare il via all’ennesimo braccio di ferro con la nave ong di turno o con l’Ue, ha deciso di fare la voce grossa. E lo ha fatto nelle giuste sedi, ossia in Europa. Ma che quelle del Capitano siano polemiche sterili, quelle che qualcuno potrebbero bollare come fake news, lo si desume da dati oggettivi. Infatti se fosse vero quanto dice Salvini, ossia che i porti sono aperti e che l’Italia si è calata le braghe, allora bisognerebbe chiedersi come mai le navi ong continuino a restare in attesa dell’assegnazione di un porto sicuro per settimane, esattamente come accadeva quando al ministero dell’Interno sedeva il leader del Carroccio.
Tuttavia non si può ignorare il fatto che nella gestione dei flussi migratori tra il governo gialloverde e quello giallorosso esista una notevole differenza. Con la Lega all’interno della maggioranza, ogni nave ong che arrivava era sia l’occasione per fare campagna elettorale che per dare il via allo sterile braccio di ferro con Bruxelles. Un tira e molla stucchevole che, quasi sempre, finiva in un nulla di fatto. Così l’imbarcazione di turno vedeva finire la propria odissea grazie all’intervento della magistratura che ne ordinava l’immediato sbarco, senza alcuna redistribuzione tra Paesi europei. Con la nuova maggioranza, invece, gli sbarchi vengono concertati con l’Ue e autorizzati solo quando viene trovato un accordo per la loro ridistribuzione. Insomma un bel passo in avanti che fa ben sperare per il futuro.