La mozione 5S contro il riarmo manda in frantumi il Pd, partito l’assedio dei riformisti a Schlein

I riformisti dem contro Conte (e Schlein), per la mozione contro il riarmo. Intanto la Lega si "sfila" dal fronte pacifista

La mozione 5S contro il riarmo manda in frantumi il Pd, partito l’assedio dei riformisti a Schlein

Un sasso che può provocare più di una valanga. Sia nel Partito democratico, come al solito diviso su tutto, sia nella Lega, smascherando il suo pacifismo di facciata. È la mozione contro l’appoggio al piano di riarmo europeo “ReArm Europe/Readiness 2030” depositata alla Camera dal Movimento Cinque Stelle, che, prima ancora di arrivare in aula (sarà discussa il 7 aprile), sta già facendo sentire pesantemente i suoi effetti.

La mozione riapre la querelle nel Pd

Nel partito di Elly Schlein, infatti, ha riaperto quella ferita solo marginalmente sanata dopo il voto di Strasburgo e Bruxelles del mese scorso, quando 11 eurodeputati votarono sì solo ad alcuni passaggi del Libro bianco sul riarmo europeo e si astennero sul documento, mentre altri 10 – da Pina Picierno ad Alessandra Moretti – spingevano per un’adesione viscerale al piano da 800 miliardi per le armi di Ursula von der Leyen.

Rotto l’equilibrismo

Una ferita che aveva ricominciato a sanguinare – ed era stata altrettanto acrobaticamente ricucita – due settimane fa, quando al Senato il Pd votò una propria risoluzione in contrapposizione a quella del governo Meloni in vista del Consiglio europeo, con la quale chiedeva una “radicale revisione” del piano europeo.

Allora la segretaria con i fedelissimi schierò il partito contro il ReArm Ue (“il piano va nella direzione di favorire soprattutto il riarmo dei 27 Stati membri” e “non risponde all’esigenza indifferibile di costruire una vera difesa comune”, aveva detto), ma era stata comunque costretta a cedere qualcosa ai centristi di Base Riformista, i vari Lorenzo Guerrini, Lia Quartapelle, Alessandro Alfieri, ovvero “l’apprezzamento” per i contenuti del Libro Bianco.

Ora quel capolavoro di equilibrismo, che aveva solo tacitato le fratture sempre più esplosive presenti nel partito, rischia di essere infranto dalla mozione pentastellata. Tanto che nel Pd sono già rispuntati i coltelli. A spingere per un redde rationem definitivo sono sempre i riformisti, che hanno in Picierno (in Ue) e Lorenzo Guerini i loro alfieri interni e nel segretario di Azione, Carlo Calenda, un rumoroso alleato esterno.

Guerini attacca Conte (e Schlein)

Non a caso ieri è stato proprio il presidente del Copasir a sparare contro Conte (e, sotto traccia, contro Schlein) dalle colonne de Il Foglio: “La mozione M5S sembra fatta di proposito per creare qualche disagio al Pd”, ha spiegato, “Come Pd discuteremo, certo. Per quanto mi riguarda bocciare il piano di von der Leyen è irricevibile. Non dobbiamo cadere in certe trappole”.

E ancora: “Come Pd abbiamo una storia e una forza in grado di arrivare a una sintesi. La coalizione è sempre un’alleanza tra soggetti diversi, però ci deve essere un terreno comune di condivisione, pur portando avanti ciascuno gli interessi anche elettorali del proprio partito, ma dentro un quadro di solidarietà e di realtà reciproca”, ha continuato.

Se Giuseppe Conte, “si immagina di stare in un’alleanza e di avere come primo atteggiamento quello di giocare contro il partito più importante dell’alleanza, io credo che questo sia un elemento molto problematico”, aveva aggiunto, “Il tema non è giocare sulle presunte difficoltà di un tuo alleato, ma lavorare per costruire una coalizione, un’alleanza credibile che per me è un’alleanza di centrosinistra. Contro la destra c’è il centrosinistra, non ci sono campi larghi, stretti, obliqui o verticali”.

Sul tema è intervenuto ieri anche Conte dalle colonne de La Stampa: “Schlein, con fatica, sta provando a invertire la rotta rispetto alle componenti del suo partito che spingono per il riarmo. Mi auguro che ce la faccia perché altrimenti rovineremo tutto il lavoro fatto in Europa”.

La presidente dem sceglie Conte

All’ex premier la segretaria dem ha risposto in serata, con toni concilianti:  “Ci sono delle differenza tra di noi ma anche punti in comune. Così come noi siamo a favore della difesa comune europea, ho sentito spesso anche il Movimento 5 Stelle e Conte parlarne. E poi ci sono anche delle similitudini nelle critiche fatte al piano di riarmo”.

Il pacifismo di facciata della Lega

Ma la mozione ha fatto emergere anche le contraddizioni del Carroccio – impegnato da giorni in una stucchevole polemica interna con Forza Italia su armi sì/armi no – che, ironia della sorte, aprirà il suo congresso il 5 aprile, proprio nel giorno in cui il Movimento sarà in piazza a Roma contro il riarmo. “Non contano le chiacchiere nei talk show ma come voti in Parlamento”, ha spiegato Conte, “E Salvini è rigorosamente allineato alla maggioranza nella prospettiva guerrafondaia. Noi abbiamo presentato una mozione contro il piano di riarmo: la voti e vedremo se alle chiacchiere per una volta seguiranno i fatti”.

Ma il Carroccio sceglie (sempre) la maggioranza

Detto fatto: la risposta della Lega è arrivata ieri pomeriggio per bocca del sottosegretario all’Economia Federico Freni: “La Lega è parte integrante di questo governo, è uno dei collanti di questa maggioranza, vota insieme alla sua maggioranza conservando le proprie posizioni all’interno di questa maggioranza” e “escludo che la Lega possa votare in distonia rispetto alla maggioranza di governo”. Come volevasi dimostrare.