In attesa di vedere cosa succederà nei prossimi giorni, a partire da oggi, alle riunioni dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, i lavori parlamentari sulla Manovra proseguono spediti. Forse troppo spediti. E così il Governo prova a prendere tempo ragionando su un’exit strategy. Di questo si è discusso ieri nel vertice che è seguito al Consiglio dei ministri: una riunione ristretta a cui, oltre a Giuseppe Conte (che è subito però andato via in partenza per il G20 di Buenos Aires) e a Giovanni Tria, hanno partecipato anche i fedelissimi di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Lo stesso Salvini, invece, pare non abbia partecipato (prima per una riunione al Cipe e poi per un’intervista a Pomeriggio Cinque), ma al suo posto ha ovviamente presenziato il suo alter-ego Giancarlo Giorgetti.
La questione sul tavolo tocca soprattutto i tempi di discussione della Manovra: nell’attesa di vedere come si porrà l’Europa e i Paesi membri dell’Unione negli incontri tra i ministri dell’Economia che ci saranno concretamente solo da lunedì (oggi si riuniranno gli sherpa), cosa fare in Parlamento? L’obiettivo, in pratica, è guadagnare tempo, anche perché la legge di Bilancio approderà nell’Aula della Camera la settimana prossima. L’ipotesi sul tavolo è che alla fine si arrivi ad un maxi emendamento e che i punti ancora da sciogliere vengano risolti soprattutto nel passaggio a Palazzo Madama. Accelerare adesso, in altre parole, per avere possibilità di azione con emendamenti ad hoc da presentare nel passaggio al Senato, per poi approvare il testo in via definitiva in terza lettura a Montecitorio.
Tra riunioni di maggioranza e di Governo, intanto, da oggi l’esame degli emendamenti alla Manovra andrà avanti a oltranza in commissione Bilancio della Camera. L’approdo in Aula resta fissato a lunedì prossimo, 3 dicembre, salvo imprevisti che sono più che probabili visto il clima non proprio disteso tra Roma e Bruxelles (leggi articolo in basso). Sedute della commissione sono in programma anche in notturna e per il fine settimana, ma è molto probabile – come detto – che le questioni principali verranno risolte soltanto una volta che il testo arriverà a Palazzo Madama in seconda lettura.
Nel frattempo il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ieri è intervenuto nell’Aula del Senato per ribadire la posizione già espressa negli ultimi giorni. La bocciatura dell’Europa non indurrà il governo a rinunciare alle priorità annunciate (dal rilancio degli investimenti pubblici alla riforma del sistema pensionistico, dal contrasto alla povertà alle politiche del lavoro) anche se, ha spiegato, va trovato un rafforzamento delle “misure di rilancio dell’economia” e “una maggiore prudenza di spesa”.
Tutte le misure previste nella legge di Bilancio, ha poi sottolineato, “devono concorrere a creare un contesto favorevole alla crescita determinando le necessarie condizioni di stabilità e inclusione sociale”. Anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha assicurato che il suo esecutivo non intende rinunciare alle riforme. “Stiamo lavorando a una soluzione condivisa con l’Unione europea ma nel rispetto dell’impostazione che abbiamo dato alla Manovra senza fare uno stravolgimento”, ha detto in conferenza stampa a Palazzo Chigi esprimendo ottimismo su una soluzione positiva.
Ma questo lavoro richiede ancora tempo, a quanto pare. E da qui nasce l’idea del maxi emendamento. “È una voce fatta girare dalle opposizioni”, si trincera una fonte interna del Movimento, che però si lascia andare: “Poi chissà…”. Un chissà che dà idea di un dialogo intavoltato, di una trattativa in corso. Di una carta messa sul tavolo, che è molto di più di una semplice ipotesi.