È guerra aperta tra Matteo Salvini e la corrente del Comitato del Nord istituito da Umberto Bossi. Dopo le elezioni, si fanno sempre più pressanti le richieste della vecchia guardia della Lega che spinge per un cambio di leadership.
La minaccia del Comitato del Nord e della vecchia guardia della Lega a Salvini
Il flop della Lega alle urne e l’incresciosa performance elettorale di Matteo Salvini hanno compromesso la compattezza del partito. Mentre tenta di definire la squadra di governo leghista che dovrebbe entrare a far parte del prossimo Governo Meloni, Salvini si ritrova a dover gestire crepe e tensioni interne al Carroccio che sembrano essere in realtà già insanabili.
In particolare, le principali sfide che l’ex titolare del Viminale deve affrontare è il malcontento che proviene dal “popolo del Nord” e i paletti posti dalla corrente Comitato del Nord istituita dal padre della Lega, Umberto Bossi. La vecchia guardia del partito, infatti, si è risollevata ed è determinata a ufficializzare il fallimento di Salvini e procedere alla sua destituzione. Il leader del Carroccio, tuttavia, non ha intenzione di assecondare le provocazioni di Bossi e di altri esponenti storici come Roberto Castelli e Roberto Maroni, ribadendo più e più volte che non rassegnerà le dimissioni. Nonostante la fermezza con la quale il segretario leghista difende la sua posizione, stanno spuntando le prime candidature in vista di un cambio di leadership che ormai viene reputato indispensabile e non più rimandabile. L’ex parlamentare Gianni Fava, ad esempio, ha annunciato: “Mi candido”.
Intanto, nella giornata di martedì 4 ottobre, è atteso un altro Consiglio Federale a Roma dal quale dovrebbero emergere i nomi più adatti a far parte del prossimo esecutivo. “La Lega non vede l’ora che questo governo cominci a lavorare”, è stato riferito tramite una nota ufficiale di via Bellerio.
L’avvertimento: “Senza un cambio di leadership andiamo al 2%”
Se Salvini procede a oltranza incurante delle turbolenze che stanno travolgendo il partito, il Governo Meloni è già in crisi ancor prima della sua istituzione alla luce delle spaccature che all’interno del Carroccio sono sempre più profonde. Lo strappo inaugurato da Bossi ha spinto la vecchia guardia leghista a rialzare la testa. L’ex presidente della Lombardia Roberto Maroni ha chiesto pubblicamente che venga scelto un nuovo segretario mentre Roberto Castelli ha affermato che “Bossi non è assolutamente un’ombra, è una presenza fondamentale, un vecchio leone che lotterà fino alla fine ma bisogna capire come si sviluppa questa questione: le letture possono essere tante”.
Castelli, inoltre, ha anche precisato: “Se il Comitato del Nord parte da una precisa esigenza di portare alla ribalta il diritto sulla questione settentrionale, assolutamente ben venga. Ma vediamo come si svilupperà e vedremo la vera essenza di questa iniziativa”.
Proprio per riportare l’attenzione anche per l’autonomia del Nord. Con la sua associazione “Autonomia e libertà”, parteciperà all’appuntamento fissato a Biassono, in provincia di Monza e Brianza, battezzato “Per il Nord! Riparte la battaglia”.
La posizione dei rappresentanti veneti della Lega è ancora più estrema. Il consigliere regionale Fabrizio Baron, infatti, ha asserito: “La proposta di Bossi di un Comitato per il nord è uno sfogo figlio del malessere dalla lontananza del partito dal territorio. Siamo in Veneto e non in Lombardia ma da noi, come da loro, tutto è figlio del malessere che c’è da tempo. Da 3 anni non si fanno congressi: dopo 4 anni al governo non si è riusciti a fare l’autonomia che è tema fondante della Lega – e ha aggiunto –. Poi in compenso abbiamo votato per quella specie di Cassa per il mezzogiorno che è il reddito di cittadinanza, per non parlare di come in un nulla abbiamo votato per Roma Capitale”.
L’eurodeputato e sindaco di Vittorio Veneto, Giannantonio Da Re, invece, ha dichiarato: “La proposta di Bossi? Sono pronto ad aderire, è un ritorno alle origini forse ma soprattutto a ciò per cui abbiamo lottato e lavorato per tanti anni”.