“C’è in atto una volgare aggressione alla classe dirigente migliore della Democrazia cristiana in Sicilia. Il giornalismo mafioso che è stato fatto stasera fa più male alla Sicilia di dieci anni di delitti…”.
Il giovanotto urla tra il pubblico della puntata speciale di Samarcanda e del Maurizio Costanzo Show andata in onda il 26 settembre 1991 dal Teatro Parioli di Roma e dal Teatro Biondo di Palermo dopo il delitto di Libero Grassi. Sul palco, tra gli altri, ci sono anche il giudice Giovanni Falcone, Claudio Fava, Giovanni Impastato.
Lo spettatore è offeso perché la Democrazia cristiana sta uscendo molto male da quel dibattito su Cosa nostra in Sicilia. Non ci sarebbe niente di esclusivo se il protagonista non fosse Totò “vasa vasa” Cuffaro, presidente della Regione siciliana dal 17 luglio 2001 per il centrodestra e poi condannato definitivamente a sette anni di reclusione per favoreggiamento personale verso persone appartenenti a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio. A Cuffaro che quel video circoli ancora in rete non fa piacere. Qualche tempo fa per questo ha chiesto 250mila euro a YouTube colpevole a suo dire di non averlo rimosso.
Ieri il giudice della prima sezione civile del tribunale di Palermo Michele Guarnotta ha rigettato ogni richiesta dell’ex governatore siciliano sottolineando come la clip rimasta non abbia contenuti diffamatori e “non riporta alcuna affermazione offensiva limitandosi, invero, a riportare una circostanza oggettivamente reale quale la partecipazione del ricorrente alla celeberrima staffetta televisiva condotta da Santoro e Costanzo alla presenza del giudice Falcone”. La memoria del resto è un valore.