La notizia è arrivata intorno alle 19,45: “È stato approvato in Consiglio dei ministri un decreto legge che – recitavano ieri sera le agenzie – interverrà anche sul limite di età a 70 anni oltre cui scatterebbe il pensionamento dei direttori delle fondazioni lirico-sinfoniche, che dovrebbe incidere anche sulle decisioni sulla Rai e sul futuro dell’attuale amministrazione delegato Carlo Fuortes”. Alla fine ha vinto Giorgia Meloni. Contro Matteo Salvini, in primis. E, probabilmente, anche contro il buon senso. Perché quello che è andato in scena ieri pare molto vicino a un vero e proprio copo di mano per occupare la Tv di Stato. Sembrerebbero due mondi distanti i sovrintendenti e la Rai, e invece sono profondamente collegati.
Approvata la norma sul pensionamento dei sovrintendenti. Per liberare all’ex Ad della Rai Carlo Fuortes il posto al San Carlo di Napoli
Per capire di cosa parliamo bisogna fare un passo indietro. La premier sin dal suo insediamento aveva fatto intendere di non gradire particolarmente la presenza di Fuortes a Viale Mazzini. Peccato però che il cda – e in primis proprio l’amministratore delegato – non avevano alcuna intenzione di rassegnare le dimissioni. Tanto più che la loro scadenza naturale è fissata al 2024. Ed è a questo punto che subentra la caselle dei sovrintendenti. A un certo punto, infatti, è emerso che eventualmente Fuortes sarebbe stato disposto a dimettersi in cambio della direzione del Teatro San Carlo di Napoli.
Peccato però che l’attuale sovrintendente Sthepane Lissner a sua volta non aveva alcuna intenzione di fare un passo indietro. Come uscire dunque da questo impasse? Con una norma ad hoc che pare molto ad personam – o contra personam, a seconda dei punti di vista: il provvedimento approvato ieri in Consiglio dei ministri consentirà ai sovrintendenti che hanno compiuto 70 anni di andare in pensione. E quanti anni ha Lissner? 70, appunto.
Dunque: Lissner può andare in pensione e Fuortes può a questo punto rassegnare le dimissioni da Viale Mazzini e trasferirsi a Napoli per dirigere il San Carlo. Ed è quello che verosimilmente accadrà a breve. Roba di giorni, secondo quanto risulta al nostro giornale. Probabilmente già nei primi della prossima settimana l’ormai ex amministratore delegato potrebbe formalmente e ufficialmente rassegnare le dimissioni e lasciare così spazio all’occupazione della destra in Rai.
Sarà inizialmente il direttore di Radio Rai Roberto Sergio a prendere il posto di Fuortes
Secondo i ben informati e secondo i nomi che sono circolati nelle ultime settimane, sarà inizialmente il direttore di Radio Rai Roberto Sergio a prendere il posto di Fuortes. Primo atto, dunque, la nomina a direttore generale di Giampaolo Rossi, l’intellettuale organico a FdI che da sempre cura i rapporti fra Meloni e il mondo dell’informazione. Sarà lui, insieme all’ad, a dare il la al valzer delle poltrone nei Tg e nelle direzioni di genere e corporate.
Un risiko destinato a ridisegnare gli assetti e i rapporti di potere interni alla Rai. Pare riacquistare punti per il Tg1 il direttore dell’Adnkronos Gian Marco Chiocci: amico personale della leader di FdI, ha sempre intrattenuto rapporti cordiali anche con i 5S, e da qui deriverebbe la sponda determinante. Il Tg2 dovrebbe andare a Forza Italia che vuole Antonio Preziosi, mentre Mario Orfeo resterebbe al Tg3.
Per le direzioni di genere è probabile che l’Approfondimento finisca nelle mani o di Paolo Corsini o di Roberto Rao, mentre il Prime Time sarà di Marcello Ciannamea che prenderà il posto di Stefano Coletta. Cultura, Fiction e Documentari resteranno con uguale gestione mentre per il Day Time pare certa la promozione da vice a direttore di Angelo Mellone. Questione di tempo. Non resta che attendere.