Il consolidamento delle relazioni diplomatiche e commerciali, l’accordo per un partenariato strategico capace di superare la ‘via della seta’, e anche la collaborazione in materia di Difesa. Questi i contenuti principali del summit tra Giorgia Meloni e il premier indiano, Narendra Modi, che segnano un cambio di passo in politica estera rispetto ai precedenti governi.
Pur di stringere accordi commerciali il Governo Meloni chiude un occhio su chi ci ha ricattato in passato. Come l’India
“Credo che ci siano anche molti elementi di vicinanza della nostra visione: c’è molto materiale su cui lavorare insieme a partire da alcuni settori su cui vorremmo rafforzare la cooperazione, penso al tema della Difesa, alla sicurezza energetica”. Lo ha dichiarato la presidente del Consiglio dopo il bilaterale con l’omologo indiano.
Quali siano tutti questi punti di contatto non è dato sapersi. Anzi se si guarda ai macro avvenimenti, soprattutto alla guerra in Ucraina, appare evidente una certa distanza visto che l’India non ha votato la risoluzione Onu per il ritiro delle truppe di Vladimir Putin e che fin qui non si è schierata apertamente con l’occidente.
Lo sa bene la Meloni che, raccontando l’esito del bilaterale, sul punto ha tagliato corto: “Il primo ministro Modi conosce la nostra posizione sull’integrità territoriale dell’Ucraina. Malgrado ciò il presidente del Consiglio ha detto che, a suo modo di vedere, le relazioni tra Italia e India “sono estremamente solide, c’è un’eccellente collaborazione commerciale: nell’interscambio abbiamo raggiunto la cifra record di quasi 15 miliardi di euro, più che raddoppiato in appena due anni, ma siamo convinti che si possa fare di più, è una scelta strategica”.
Un viaggio a cui ha partecipato anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha co-presieduto, insieme al ministro del Commercio e dell’Industria indiano Piyush Goyal, il Business Forum a cui hanno preso parte le principali aziende italiane operanti nel Paese. Occasione in cui il titolare della Farnesina, ha sottolineato anche l’accordo nel settore della connettività “con il cavo ‘Blue and Raman’ che collegherà Italia e India e che costituirà un modello per la connettività digitale globale”.
Quel che è certo è che sulle agenzie di stampa il viaggio viene descritto con toni trionfalistici. In particolare l’Agi, il cui direttore Mario Sechi si appresta a salutare per diventare il capo ufficio stampa della Meloni, il tour è raccontato come un successo d’altri tempi, tra poster giganti sparsi per le strade di Nuova Delhi, gli sguardi rapiti dei milioni di passanti e perfino gli applausi della folla durante il bilaterale con Modi.
Peccato che nessuno ricordi come, al di là di quanto riveli la stessa Meloni, i rapporti tra Italia e India non sono affatto così solidi come sembra. Anzi l’amicizia tra i due Paesi è stata incrinata nel tempo da diversi episodi, a partire dal caso dei marò e per il non meno importante presunto scandalo Agusta Westland.
Si tratta della vicenda su una presunta corruzione internazionale che poi si è rivelato del tutto inventato come dimostra la completa assoluzione dei due manager di Finmeccanica, Giuseppe Orsi e Bruno Spagnolini. Fatti, quelli, per i quali si ipotizzava un giro di supposte tangenti pagate a ufficiali indiani per ottenere la vendita di dodici elicotteri da usare per il trasporto delle autorità del Paese che era culminato nella rappresaglia indiana che aveva sospeso i contratti di Finmeccanica, compresi quelli contratti con Leonardo, salvo doversi ricredere quando la vicenda giudiziaria ha dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, che l’accusa nei confronti dei manager era fasulla.