La Meloni a caccia di speculatori. Ma il caro benzina è colpa sua

I gestori obbligati dal Governo ad esporre il prezzo medio nazionale dei carburanti accanto a quello di vendita.

La Meloni a caccia di speculatori. Ma il caro benzina è colpa sua

Dalle promesse fatte in campagna elettorale davanti a piazze gremite di gente, alla dura realtà in cui si deve fare i conti con un bilancio statale a dir poco esiguo che lascia ben pochi margini di manovra. Si tratta di qualcosa di visto e rivisto nella storia italiana, tanto che non dovrebbe sorprendere più di tanto, ma che questa volta con il governo di Giorgia Meloni tocca nuove vette.

La Meloni aveva promesso di cancellare le accise sui carburanti invece ha tolto gli sconti su di esse

Già perché siamo passati dall’intenzione di cancellare le accise sui carburanti, una promessa chiaramente demagogica e pressoché irrealizzabile, al non riuscire neanche a mantenere gli sconti su di esse che erano stati garantiti dal governo guidato da Mario Draghi. Così per gettare fumo negli occhi degli italiani, i quali sono giustamente imbufaliti perché dall’oggi al domani si sono trovati a pagare i carburanti a cifre proibitive, in queste ore stanno dando una surreale caccia agli speculatori che avrebbero causato i rialzi record degli ultimi giorni.

I gestori obbligati ad esporre il prezzo medio nazionale dei carburanti accanto a quello di vendita

E proprio in tal senso va quanto deciso nel Consiglio dei ministri di ieri sera in cui sono state decise norme per la trasparenza con i gestori obbligati ad esporre il prezzo medio nazionale dei carburanti accanto a quello di vendita, il quale verrà calcolato quotidianamente dal ministero dell’Ambiente, e anche limiti ai rincari in autostrada e sospensioni temporanee delle licenze per i recidivi.

Eppure non servirebbe un genio per notare come gli aumenti sono coincisi con l’inizio dell’anno nuovo, ossia proprio dal momento in cui lo sconto previsto dal precedente governo è stato messo in soffitta. Insomma appare piuttosto evidente una correlazione. Ma qualcuno potrebbe obiettare che forse gli aumenti sono andati ben oltre il dovuto e quindi che ci sia chi ci sta marciando sopra.

Che ciò possa essere accaduto è probabile e l’argomento è stato affrontato ieri nell’incontro tra la premier, il ministro Giancarlo Giorgetti e il Comandante generale della Finanza Giuseppe Zafarana, che hanno fatto il punto su un fenomeno che resta minoritario rispetto agli aumenti in corso.

E tutto ciò è confermato dai dati sugli aumenti medi, forniti dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica guidato da Gilberto Pichetto Fratin, dai quali emerge che nella prima settimana di gennaio – ossia dallo stop al taglio delle accise – il prezzo medio della benzina al self service è schizzato in avanti di +0,167 euro portando il prezzo del carburante a 1,81 euro per litro.

Guarda caso lo sconto sulle accise che era stato previsto da Draghi era di circa 18 centesimi. E lo stesso ministero riporta che il prezzo della benzina al self service a gennaio, escludendo le accise, sarebbe sceso dai 77 centesimi agli attuali 75 centesimi al litro. Il discorso cambia guardando al servito dove sono stati registrati aumenti ben maggiori e qui, soltanto qui, potrebbe annidarsi qualche caso di speculazione.

Che le cose stiano così lo ha detto tra le righe anche il vicepresidente della Camera di Forza Italia, Giorgio Mulè, intervenendo all’Aria che Tira su La7, convinto che “la questione vera, adesso, è quella di agire in maniera strutturale per realizzare un taglio delle accise, ma non è una cosa che può essere risolta in un batter d’occhio perché ci sono dei limiti di bilancio con cui bisogna fare i conti” e serviranno “2, 3 o 4 anni”.

Poi, forse tirando una stilettata ai suoi stessi alleati che in campagna elettorale proponevano rimedi fantasmagorici, spiega che in ogni caso “una riduzione delle accise non potrà mai essere del 100% perché servirebbero troppe risorse” che il nostro Paese difficilmente riuscirà a reperire. Ma è dalle opposizioni che emerge come stiano davvero le cose. Tra i più duri, il 5 Stelle Stefano Patuanelli secondo cui “l’incredibile destra italiana devota al libero mercato, grida allo scandalo della speculazione dopo aver cancellato la riduzione (statale) delle accise sui carburanti. Il contrappasso della storia”.

Gubitosa: “La Meloni si sta comportando come un piromane che il giorno prima appicca il fuoco e il giorno dopo chiede ai vigili le cause dell’incendio”

Dello stesso avviso anche Michele Gubitosa, vicepresidente M5S, secondo cui “la Meloni si sta comportando come un piromane che il giorno prima appicca il fuoco e il giorno dopo chiede ai vigili le cause dell’incendio. La verità è che il carburante è aumentato perché la Meloni ha tolto lo sconto sulle accise”. Critico anche il dem Alessandro Zan secondo cui “il governo che doveva eliminare le accise, le ha aumentate e ormai è nel caos totale”.

 

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