Onorevole Martina Semenzato, lei è Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidi e sa bene quanto spesso la disparità economica tra uomini e donne costituisca un terreno fertile per la violenza di genere, in particolar modo quella domestica. Quali le misure per contrastare questo fenomeno?
“Puntare alla trasparenza salariale attraverso politiche aziendali di genere. Incentivare l’occupazione femminile: assumendo donne nei diversi settori aziendali e lavorando su misure di welfare aziendali e nazionali. Fornire soluzioni per bilanciare al meglio il lavoro e la vita privata come ad esempio smart working e orari flessibili. Investire in nuove competenze e formazione specifica delle dipendenti. Abbracciare una cultura inclusiva attraverso politiche interne di formazione sugli uomini sui temi della gender equality, adozione di un linguaggio consapevole ed inclusivo, abbattimento degli stereotipi culturali legali alle donne/lavoro/famiglia. La necessità di un approccio olistico, ovvero un approccio strutturato che comprenda i vari settori, coinvolgimento dei vertici ma in generale di tutto il personale”.
Il “reddito di libertà” – un sostegno per le donne in stato di indigenza e vittime di violenza – è diventato strutturale dal 2024. Una misura che funziona davvero? Cosa ci dicono i dati?
“L’assegno da 400 euro al mese attribuito per un anno alle vittime di maltrattamenti in condizione di povertà è stato riconosciuto finora a 2.772 beneficiarie. Le titolari dell’aiuto portano in dote ai datori un bonus per l’assunzione. Se vogliamo fare un primo bilancio del sussidio lo considero come positivo: è una misura necessaria e immediata. Una donna che sa di poter contare su un supporto economico per altro propedeutico a trovare un impiego, si determina prima a uscire dal circuito della violenza e chiedere aiuto”.
A proposito di maternità e genitorialità, cosa pensa delle contestazioni al Ministro Roccella agli Stati Generali Della Natalità? Una legittima manifestazione di dissenso, o una “censura” che di democratico ha poco?
“È una sconfitta della democrazia, della libertà, della “cultura del rispetto” impedire alla ministra Roccella di poter intervenire agli Stati generali della natalità. Abbiamo tutti bisogno del dialogo, del confronto e non di scontro. Il dissenso è lecito, ma abbassiamo i toni. Come dico sempre da Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere occorre un nuovo patto di corresponsabilità tra famiglia, scuola, politica e società civile”.
Sono arrivate molte critiche dalle opposizioni e da una parte della società civile rispetto al presunto attacco alla 194 (per il discusso emendamento al Pnrr). Lei, che si occupa di diritti delle donne, pensa ci sia davvero una reale minaccia?
“L’emendamento e le infelici polemiche sulla 194 nulla hanno aggiunto e nulla hanno tolto a questa legge. La maternità e la non maternità devono rimanere per una donna una libera scelta”.
Nella disparità di genere emerge la rilevanza della prevenzione culturale. Esiste il patriarcato? Se sì, cosa fare per contrastarlo?
“La lotta alla violenza di genere è ‘l’orizzonte più impellente’. Dobbiamo correre, unirci, smettere di polemizzare, strumentalizzarsi, scontrarsi. Combattere la violenza di genere deve essere la nostra priorità! Le radici della violenza affondano in stereotipi culturali che fissano schemi comportamentali e convinzioni profonde, effetto di un radicato retaggio storico e di un’organizzazione discriminatoria che stabilisce l’identità sociale di un uomo e di una donna, legittimando le disuguaglianze che ne costituiscono il substrato. Presiedo una Commissione che affatica il cuore e l’anima. Mi onoro di presiedere ma non nascondo anche l’onere e il peso quotidiano della sofferenza.”