“Un pericolo per la democrazia”. Non usa mezzi termini il Gran Maetro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi, per stroncare la proposta di legge, presentata dal senatore M5S Elio Lannutti, che rende incompatibile “la partecipazione ad associazioni che comportino il vincolo di obbedienza”, ossia alle logge massoniche, a magistrati, militari di carriera, prefetti, personale diplomatico e dirigenti di Polizia. “Una proposta che mi ricorda molto un’altra legge”, prosegue Bisi.
E quale sarebbe?
“La legge firmata il 26 novembre 1925 da Benito Mussolini e Alfredo Rocco. Una legge alla quale in Parlamento, pur non essendo un massone, si oppose solo l’onorevole Antonio Gramsci. L’unico, evidentemente, a capire che quando si dichiara guerra alla massoneria suona un allarme per la democrazia. Tanto che, un anno dopo l’approvazione di quella legge, furono chiusi i giornali e i partiti”.
Lannutti, però, sostiene il contrario: è la scarsa trasparente della massoneria, i nomi dei cui affiliati sono coperti dalla segretezza, il vero pericolo per la democrazia…
“Lannutti può stare tranquillo sulla trasparenza del Grande Oriente d’Italia: sono noti la sede, i vertici, le attività, la costituzione e il regolamento. Tutte informazioni che si trovano sul nostro sito internet. Temo che il vero intento di Lannutti sia quello di schedare i massoni. Cosa dovremmo fare? Andare in giro con un triangolo cucito sul petto come gli ebrei furono costretti a fare dai nazisti? Per questo dico che si tratta di una proposta liberticida e pericolosa”.
Cosa ci sarebbe di pericoloso nel rendere noti i nomi degli affiliati alle logge massoniche?
“Se un senatore come Lannutti scrive, testualmente, su Facebook ‘Glieli metteremo al collo i grembiulini…’ cosa vuol dire? Ci vuole strozzare?”.
Però, parliamoci chiaro, il punto critico e criticato della massoneria rispetto alle altre associazioni è proprio la segretezza…
“Noi siamo riservati e segreti quanto sono riservate e segrete tutte le altre associazioni. Se non ne faccio parte non posso partecipare alle loro riunioni. Non fa eccezione neppure una squadra di calcio: c’è un tempo pubblico, quello della partita, a cui tutti possono assistere; e un tempo riservato, quando l’allenatore e la squadra si ritrovano nello spogliatoio, dove nessun altro può entrare. Ecco, il tempio è il nostro spogliatoio dove siamo ammessi soltanto noi”.
È facile immaginare che allenatore e giocatori nello spogliatoio parlino di strategie di gioco e di come vincere la partita. Resta un mistero invece ciò che accade nel tempio: se tra voi c’è un magistrato, il cittadino come fa ad essere certo che dietro le sue decisioni non si nasconda, magari, un favore ad un altro affiliato?
“Al contrario degli iscritti al M5S, i massoni sono obbligati a giurare fedeltà alla Costituzione della Repubblica italiana e alle sue leggi. E poi, faccio notare, quando mi presento davanti ad una commissione d’esame so se i commissari sono iscritti ad un partito o ad un sindacato?”.
Conoscendo i loro nomi posso almeno provare a prendere informazioni digitandoli su Google, cosa che con i massoni è impossibile…
“Ma senza ottenere risultati, perché queste informazioni non sono pubbliche. Come diceva Stefano Rodotà, candidato dal M5S alla Presidenza della Repubblica, la trasparenza assoluta è tipica dei regimi totalitari. La verità è che con questa proposta di legge si sta cercando soltanto un caprio espiatorio. Com’è che diceva quella poesia?”.
Quale poesia?
“Un giorno vennero a prendere i Rom, rubacchiavano, stetti in silenzio. Un giorno vennero a prendere gli ebrei, non mi stavano simpatici, stetti in silenzio. Un giorno vennero a prendere me e non c’era più nessuno che protestava. Il pericolo è questo: oggi si comincia dalla schedatura dei massoni, domani magari toccherà a qualcun altro. Qui si sta mettendo in discussione la libertà di associazione tutelata dagli articoli 2 e 18 della Costituzione. E al riguardo è inquietante quanto si sostiene nell’ultima relazione della Commissione Antimafia”.
Quella relazione parla anche di legami tra massoneria e criminalità organizzata in Sicilia e Calabria?
“Ma si sostiene pure che la legge fascista del ‘25 garantiva un sistema di trasparenza, invitando il nuovo Parlamento ad attribuire ai prefetti potere di scioglimento di un’associazione. Una misura che ci riporterebbe davvero ai tempi del Ventennio”.