Arriva la manovra e le settimane passate in campagna elettorale spargendo propaganda si sciolgono come neve al sole anche se sull’Italia piove a secchi. Giorgia Meloni presenta il primo atto politico del suo governo e osservandolo da fuori sembra un governo Draghi, la stessa tiepidezza, con qualche spunto da regalare alla narrazione.
Così la prima Manovra approvata dal Governo Meloni ha tradito tutte le promesse, sia ai ricchi che ai poveri
La rivoluzione promessa non c’è, i conti contano per la Meloni come imbrigliavano i governi venuti prima di lei solo che questa volta è più difficile millantare il cambiamento perché le misure sono scritte nero su bianco, i bilanci sono verificabili con i fogli in mano. “Aboliremo il Reddito di cittadinanza” hanno ripetuto in campagna elettorale Meloni e Salvini, andando di piazza in piazza sospinti dal vento del cosiddetto Terzo polo che è stato fondamentale per innescare la guerra tra poveri e poveracci.
Il Reddito di cittadinanza in realtà non hanno nemmeno avuto il coraggio di abolirlo del tutto, terrorizzati dalla povertà che quando stringe se ne fotte delle buone maniere e riempie le piazze e incapaci di proporre un’alternativa in tempo utile. Così le promesse della campagna elettorale diventano otto mesi di Rdc per gli abili al lavoro nel 2023 e una presunta cancellazione nel 2024. Meloni e compagnia cantante dicono che a salvare le persone dalla disperazione ci penseranno le nuove politiche attive per il lavoro. Quali? Non si sa.
Da Quota 100 a 103 sulle pensioni. E l’Iva che resta su pane e latte
“Il Reddito di cittadinanza verrà sostituito da un’altra misura”, ripetono. Quale? Non si sa. La misura presa in Consiglio dei Ministri permette intanto di dire tutto e il contrario di tutto. “Quota 100” sventolata in campagna elettorale è diventata Quota 103. Anche qui funziona come sopra: la decisione è presa solo per il 2023 e poi si vedrà. Una legge di Bilancio con uno sguardo così corto che sembra un tentativo di restare a galla almeno per scavallare il 2023. È un gioco di promesse da fare annusare più che mantenere.
Così la “flat tax” (che non è una flat tax) per le partite Iva che Salvini prometteva a 100mila euro escono ridimensionate a 85mila. I pensionati, lambiccati durante tutta la campagna elettorale, possono mettersi il cuore in pace: si conferma il taglio delle rivalutazioni per le pensioni più alte, ossia a partire dai 2.100 euro lordi al mese ossia 1.670 euro netti. L’adeguamento all’inflazione fissato al 7,3%, sarà ridotto in misura via via più significativa. Altra promessa non mantenuta.
Anche qui doveva esserci un’inversione di marcia e invece sembra una manovra scritta d un qualsiasi Governo Draghi terrorizzato dai vincoli. A proposito di grandi classici nelle bugie a destra. Matteo Salvini ogni giro promette di togliere le accise sui carburanti al primo Consiglio dei Ministri. Non accade mai. Qualcuno però sperava che, visti i tempi e vista la crisi energetica, qualcosa potesse accadere.
Si è materializzato lo scenario peggiore: il governo dimezza gli sconti sui carburanti e valuta un “aumento limitato” delle imposte su sigarette e tabacco. Sul primo fronte, il primo dicembre si passerà dall’attuale taglio di 25 centesimi, che considerando l’Iva equivaleva a uno sconto al distributore di 30,5 centesimi, a una riduzione di 18,3 centesimi complessivi. Ma le bugie sono tante: Salvini e Meloni urlavano contro Draghi per chiedere l’azzeramento dell’Iva su pane e latte. “Una proposta di buonsenso”, ripetevano. C’è stato? No, per niente.
Salvini proponeva l’assunzione di 10mila tra poliziotti e carabinieri. Ci sono? No. L’abolizione della legge Fornero? No. La pensione minima a mille euro promessa da Berlusconi? No. Perfino gli evasori sono rimasti scontenti perché volevano un condono migliore. “Ma avremmo dovuto fare tutto in un mese?”, si difendono i membri di governo. No, non lo diciamo noi, eravate voi a prometterlo.
Noi semplicemente segnaliamo che questa manovra è un brodino caldo che non assomiglia alla vostra propaganda. Anche se fare i giornalisti innervosisce la presidente Meloni che in conferenza stampa non ha mancato di esibire il solito vittimismo.