di Stefano Sansonetti
Altro che “cambiaverso”, tanto per ricordare uno degli hashtag più abusati dal Governo guidato da Matteo Renzi. Quando si tratta dei rapporti con la lobby autostradale, a quanto pare, il verso rimane sempre lo stesso, ossia la proroga delle concessioni senza gara a beneficio dei soliti amici degli amici. Se tutto seguirà il programma già concordato a ridosso di Natale, quando l’attenzione dei più era concentrata su panettoni e pandori, dopodomani il ministro delle infrastrutture, Graziano Delrio, e una nutrita pattuglia di enti locali firmeranno un accordo per prolungare la durata delle concessioni di due importanti autostrade del Nord. A goderne, in prima battuta, saranno due società di gestione: la Autostrada del Brennero Spa, che gestisce l’A22, e la Autovie Venete Spa, che gestisce (tra le altre) l’A4. Ma come, non era stato lo stesso Delrio a evocare più volte la necessità di una gara?
IL PASSAGGIO
A parole son bravi tutti. Poi, nella pratica, ecco arrivare il “geniale” espediente: le società in questione vengono trasformate in aziende in house, controllate integralmente da enti pubblici. Si tratta di un grimaldello che, sulla carta, ha anche la copertura dell’Ue, secondo la quale è ammessa una proroga di concessione autostradale senza gara a patto che la società beneficiaria sia tutta pubblica. Detto fatto. Anche perché, da questo punto di vista, le due società in questione sono già a buon punto. L’83% dell’Autostrada del Brennero, per esempio, già ora è in mano pubblica. I pacchetti più pesanti, in particolare, fanno capo alla Regione autonoma Trentino (32,2%) e alla Province autonome di Bolzano (7,6%) e Trento (5,3%). Ora si tratterà di rendere pubblico il restante 17%. Ma per i maggiori azionisti l’affare è già cucinato. Secondo i piani l’Autostrada del Brennero dovrebbe vedersi prorogata la concessione per 30 anni. Non male, se si considera che nel 2014 la società ha chiuso con ricavi da 335 milioni di euro e utili per 72,7.
GLI ALTRI
Stessa musica per le Autovie Venete. Qui come azionista pesante spunta fuori una renziana doc come Debora Serracchiani. Si dà infatti il caso che la società sia controllata con il 74% da Friulia, ovvero la finanziaria di quella Regione Friuli Venezia Giulia guidata proprio dalla vicesegretaria del Pd. Come secondo azionista, al 4,5%, troviamo la Regione Veneto del legista Luca Zaia. Anche qui ci sono dei privati da liquidare. E se tutto va bene, con la trasformazione delle Autovie Venete in società in house, potrà comodamente scattare una proroga fino al 2038. Il tutto, ça va sans dire, senza gara alcuna. E pure in questo caso le prospettive d’affari saranno di livello. Basti pensare che al 30 giugno 2014 la società aveva ricavi per 180 milioni e utili per 21. Spalmando (a spanne) queste performance per il futuro si capisce bene qual è la posta in palio. Nel frattempo gli incrementi tariffari proseguiranno, nella speranza che gli investimenti pubblici nella rete rendano un servizio migliore.
Twitter: @SSansonetti