La Libra ormeggia in Albania: una nave per 8 migranti e per la propaganda

La nave Libra arriva in Albania con 8 migranti, tra polemiche politiche e critiche alla propaganda del governo Meloni.

La Libra ormeggia in Albania: una nave per 8 migranti e per la propaganda

Al porto albanese di Shengjin questa mattina c’erano più giornalisti e fotografi che passeggeri. Dopo due giorni, la nave militare italiana Libra è arrivata in Albania intorno alle 8 del mattino. A bordo ci sono 6 persone provenienti dall’Egitto e due dal Bangladesh, magro bottino dell’operazione pubblicitaria che il governo offre ai suoi elettori.

La nave Libra e il simbolo di un’operazione controversa

Nell’ultima settimana, l’Italia ha registrato un totale di 850 sbarchi di migranti: 743 il 4 novembre e 107 il 5 novembre. Questi portano il totale degli arrivi via mare a novembre a 1.211 persone. Dall’inizio dell’anno fino al 5 novembre 2024, sono sbarcati complessivamente 56.624 migranti. Gli 8 a bordo della Libra sono quelli che hanno passato la procedura di pre-screening effettuata a bordo della stessa nave per verificare la sussistenza dei requisiti per essere collocati nei centri albanesi: essere uomini maggiorenni, ritenuti non vulnerabili e provenienti da paesi sicuri (secondo la normativa italiana).

Ora si ripete il film già visto tre settimane fa. I migranti sono passati dall’hotspot nei pressi del porto, dove saranno sottoposti ad alcune procedure di verifica e controllo sanitario, dopodiché verranno trasferiti al campo di Gjader. Qui il loro trattenimento e la loro probabile richiesta d’asilo dovranno essere convalidati dai giudici italiani ed è altamente probabile che la sezione immigrazione del tribunale di Roma possa smentire le intenzioni del governo, così com’è successo per i primi 12 migranti che, in attesa dell’accoglimento del loro ricorso, sono stati “parcheggiati” al Cara di Bari.

La missione del Tai e le reazioni internazionali

In Albania è arrivata la missione del Tavolo Asilo e Immigrazione (Tai), la principale rete della società civile impegnata nella promozione e difesa dei diritti delle persone migranti, realizzata in collaborazione con il Gruppo di Contatto Parlamentare sull’immigrazione per monitorare le procedure e le condizioni di accoglienza. Con loro ci sono i parlamentari Franco Mari, di Alleanza Verdi Sinistra, e Rachele Scarpa, del Pd, a cui si aggiungerà nei prossimi giorni Alfonso Colucci del Movimento 5 Stelle.

Nella nota il Tai afferma: “Nonostante i pronunciamenti di tribunali italiani e della Corte di Giustizia Europea, il governo continua a perseguire una propaganda anti-immigrati che sembra prevalere sugli interessi del Paese e sui diritti fondamentali delle persone. La decisione di mobilitare risorse significative per trasferire appena 8 migranti – egiziani e bengalesi – evidenzia l’assurdità di un’operazione sproporzionata rispetto ai suoi obiettivi. Dopo il rilascio dei 12 migranti trasferiti lo scorso ottobre, a seguito della mancata convalida dei decreti di trattenimento da parte del Tribunale di Roma, il governo ha intensificato lo scontro con la magistratura”.

Per il Tai “l’aver incluso Paesi come l’Egitto nella lista dei cosiddetti ‘Paesi sicuri’ non cambia il quadro: ogni giorno oppositori politici e attivisti per i diritti umani vengono arrestati o fatti sparire. Il caso Regeni, ancora irrisolto, è la prova più evidente che il governo egiziano non garantisce i diritti fondamentali”.

Il prevedibile nuovo scontro tra il governo Meloni e la magistratura ha ottenuto l’appoggio anche del presidente ungherese Viktor Orbàn che da Budapest, nella conferenza stampa finale della riunione dei leader d’Europa, ha detto che bisogna uscire dalla “trappola” costituita “dall’attivismo giurisdizionale”. “Gli elettori non possono accettarlo: eleggono i leader perché li servano. Se gli attivisti giudiziari li fermano, questo è contro la democrazia. È una questione di regolazione eccessiva”, ha detto Orbàn. Del resto, la sua allergia alle regole non è certo una sorpresa.