“Le Ong non rispettano la nostra legge, le nostre direttive”, “fino ad ora hanno offerto un servizio eccellente ai trafficanti, un aiuto perfetto: le loro navi non fanno salvataggio, loro fanno trasporto, trasbordo diretto dei migranti”. Lo dice a Repubblica il comandante generale della Guardia costiera libica, l’ammiraglio Abdullah Tumia. “Nessuno li ha minacciati, è una grave offesa dire questo”, sottolinea. “Abbiamo dichiarato la nostra zona Sar, abbiamo detto che la pattugliamo, e chi vuole entrare deve coordinarsi con noi. Chi vuole entrare in Libia deve chiederlo a noi, non ai trafficanti”.
“Il vero problema con le Ong”, aggiunge il comandante Abuagila Abdelbari, “è che noi stiamo tentando di interrompere la certezza del traffico di migranti. Se i trafficanti che sono a metà della catena non hanno la certezza della consegna finale del loro carico di essere umani, la catena dei pagamenti si interrompe. E infatti in queste ultime settimane in traffico si è ridotto”. “Noi a volte abbiamo sparato in aria per far capire chi siamo. Se i migranti si agitano i barconi si capovolgono, se si agitano perche’ vedono una nave di Ong e una motovedetta è ancora peggio. Non c’è nessuna minaccia alle Ong, solo la richiesta di rispettare la nostra legge”.
Intanto ieri, dopo Medici senza Frontiere e l’Ong tedesca Sea Eye, anche Save the Children ha deciso di sospendere i soccorsi ai migranti nel Mediterraneo. Le decisioni sono determinate dalla volontà della Libia di istituire una zona Sar, “limitando l’accesso delle Ong in acque internazionali” e a un ‘rischio sicurezza’ segnalato dal Mrcc “dovuto a minacce della guardia costiera libica”. La Ong tedesca rilancia la denuncia di MsF: “Ci troviamo costretti a questa decisione a causa della mutata situazione di sicurezza nel Mediterraneo”, “non possiamo più continuare il nostro lavoro, non possiamo garantire la sicurezza degli equipaggi”, “l’espansione delle acque territoriali libiche e le minacce alle Ong non ci lasciano altra scelta”, si legge in una serie di tweet.