La Sveglia

La lezione di Weinberg sull’onore perduto

La lezione di Albrecht Weinberg sull’onore perduto: la protesta per l'accordo tra Cdu e Afd in Germania.

La lezione di Weinberg sull’onore perduto

Il tempo è un testimone crudele. Chiede memoria, pretende coerenza. Albrecht Weinberg, 99 anni, sopravvissuto ad Auschwitz, ha restituito la Croce federale al merito ricevuta dallo Stato tedesco. Troppo pesante, ha detto, dopo l’accordo tra Cdu e Afd. Troppo sporca.

È bastato un voto al Bundestag per stracciare l’ultimo brandello di vergogna. La Cdu, il partito di Adenauer e Kohl, ha deciso che per arginare i migranti vale la pena sdoganare l’ultradestra, quella che flirta con la negazione della Shoah, quella che vuole riscrivere la storia per non avere la fatica di sopportarla. Non è un dettaglio: la decisione è arrivata a pochi giorni dall’anniversario della liberazione di Auschwitz, quando i superstiti sono costretti a ripetere ancora una volta che no, non è stato un incidente della storia, non è stato un eccesso. È stato un progetto, e chi oggi lo minimizza ne è complice.

Weinberg non si è limitato a parole di circostanza. Ha riconsegnato il riconoscimento, insieme al fotografo Luigi Toscano. Hanno posto una domanda che pesa più di qualsiasi cerimonia: dov’è il muro di fuoco che separava la democrazia dalla barbarie? Si è spento nelle trattative, nella normalizzazione, nelle scuse dei moderati per i loro alleati impresentabili. Si è dissolto nell’opportunismo politico, nella strategia miope di chi crede di poter giocare con il fuoco senza bruciarsi.

C’è chi dirà che è un gesto simbolico. Lo è. E per questo conta. È la prova che l’orrore non è mai finito: cambia forma, si adatta, si fa sistema. E torna, se nessuno ha più la forza di dire di no. Ma questa volta qualcuno ha detto no, con un gesto semplice e definitivo. La Storia ricorderà chi ha avuto il coraggio di restituire un onore che non significava più nulla. Un segnale, in un’Europa che finge di non vedere l’ombra che avanza.