L’aria della Leopolda ha consegnato alla politica un Matteo Renzi di nuovo versione Rottamatore, almeno nelle parole. Perché nei fatti ha dimostrato di essere attento a ricucire i rapporti, da Matteo Richetti e Gianni Cuperlo.Da Firenze, nell’ex stazione,era partita la prima sfida, che si rinnova quest’anno con un obiettivo ancora più ambizioso: riuscire a cambiare la Costituzione. Così il presidente del Consiglio ha mobilitato tutti i suoi fedelissimi, chiedendo un ulteriore sforzo in questo ultimo mese di campagna elettorale. Perché “il 2017 potrebbe essere un anno difficile ma meravigliosamente bello. In questa fase, finalmente su crescita e migranti non siamo più soli” Quindi “l’Italia non si può presentare con un governicchio tecnico per recuperare poltrone che questi rottamatori ci hanno tolto senza nemmeno che noi ce ne accorgessimo”, ha attaccato Renzi.
Attacco alla minoranza dem
Il premier alla Leopolda ha anche ritrovato la verve della battaglia generazione: “Se oggi c’è una guida al governo di 40enni è perchè, qui, in questa stazione di Firenze, degli inguaribili sognatori hanno rifiutato la logica del ‘no, non si può fare’, del ‘ciccio rispetta la fila’. È un cambiamento culturale”. Parole che hanno mandato in delirio la folla. Non è mancato l’affondo verso la minoranza dem, peraltro reduce dalla ferita Cuperlo: “In parte del nostro partito è prevalso il messaggio che gli stessi che 18 anni fa decretarono la fine dell’Ulivo perché non erano loro a comandare la sinistra stanno decretando la fine del Pd perché hanno perso un congresso e usano il referendum come lo strumento per la rivincita. Con rispetto, umiltà ma decisione, non ve lo consentiremo”.
Poi Renzi ha esaltato la sua azione di Governo. Senza lesinare slogan contro la “vecchia politica”: “Noi vogliamo un fisco che non sia vampiro ma amico dei cittadini. Erano talmente abituati ai malus che una volta che interveniamo riducendo le tasse ci restano male. Gli 80 euro forse non servono a chi ha super-pensioni ed i vitalizi e spesso è in tv a spiegare le ragioni del No”. E ancora: “Riportare al centro le esigenze degli ultimi non è fare un convegno su quanto siamo di sinistra ma creare le condizioni della crescita, eliminare la burocrazia e i vincoli e poi creare una struttura che si occupi di tutti e per farlo c’è bisogno che ognuno di voi dia una mano. Perche’ la Leopolda ci ha insegnato l’opposto dell’uomo solo al comando”.
Referendum onnipresente
Il voto del 4 dicembre è quindi ricorso spesso nel discorso di Renzi. E, forse consigliato dal guru della comunicazione Jim Messina, ha riesumato anche lo slogan che ha fatto entrare nella storia il presidente americano, Barack Obama: “La compagnia dei rancorosi, come diceva efficacemente ieri Teresa Bellanova, ha raccontato per anni che noi siamo impossibilitati perché loro non ce l’hanno fatta. ‘Yes, we can’, uno dei tanti slogan di Obama che abbiamo saccheggiato, vuol dire ‘proviamoci’, non lasciamo il paese nelle mani di chi vuole nasconderlo dietro i loro fallimenti”. Il discorso ha cercato di far leva sull’emozione per lunghi tratti. Come nella migliore tradizione della prima Rottamazione: “Viviamo il tempo dell’odio. Lo abbiamo visto ieri in piazza San Marco, perché quando si dice di voler difendere la Costituzione, non ci si incappuccia, si prende un cartello stradale e lo si batte in testa ai poliziotti. Non si sta difendendo la Costituzione, si stanno offendendo le istituzioni. Contro la contestazione che diventa odio, noi abbiamo un’unica possibilità, andando non soltanto casa per casa per convincere la gente, ma con l’idea che questo Paese o sia la patria del Gattopardo o del futuro”.