“La legge 194 non si tocca, anche perché nel contratto di Governo non è menzionata”. Il senatore M5S, Pierpaolo Sileri, presidente della commissione Sanità del Senato, non ha dubbi.
Sono state raccolte più di 100mila firme in difesa della legge sull’aborto. C’è stata strumentalizzazione?
“Non credo proprio. La raccolta firme è legittima: tutto è nato da quattro colleghe ginecologhe che vivono ogni giorno tutto questo e hanno sollevato il problema”.
Quale problema?
“Partiamo da un punto: la legge 194 ha 40 anni ed è una legge ben fatta. È però una legge che è stata disattesa in questi 40 anni. Perché se prevede la possibilità dell’aborto laddove necessario, dall’altra parte prevede anche l’implementazione dei consultori e norme che dovrebbero garantire alla donna un percorso protetto, supporto, educazione e formazione”.
Prevenzione, dunque?
“È, di fatto, una legge concepita per il rispetto delle donne”.
E invece?
“Le dico questo: per legge dovrebbe esserci un consultorio ogni 20mila abitanti. Ne abbiamo meno di uno, circa 0,6 ogni 20mila abitanti. Pensi al Molise: c’è un solo ginecologo non obiettore che copre tutta la Regione”.
E come si è arrivati a questa situazione?
“Il problema è dovuto ad una inadeguata programmazione aggravata dai tagli in sanità. Soprattutto negli ultimi 20 anni la sanità è stata definanziata e i tagli hanno toccato soprattutto la prevenzione e la formazione. Se educhi e informi sui rischi, ti trovi in una situazione dove è meno necessario ricorrere a pratiche come l’aborto”.
Però evidentemente c’è un problema: nella Lega c’è chi, come Pillon, non apprezza pienamente la 194.
“Ognuno ha le sue idee e queste vanno rispettate. Sicuramente così come oggi viene applicata la 194 si presta a forti critiche anche giustificate. Una cosa è certa: dalla 194, a mio avviso, proprio per il rispetto della donna, non credo che si possa tornare indietro”.
La 194 non si discute, insomma.
“Questa legge tutela la vita umana sin dall’inizio ed è per questo che ancora oggi è molto attuale. È una legge che dice alla donna non di abortire, ma di metterla in condizione di mantenere il bambino, attraverso un percorso ben definito, di essere informata e, nel caso in cui lo voglia, anche di interrompere la gravidanza se questa è sua volontà”.
Quanto hanno inciso i tagli di cui è stata vittima la sanità?
“Guardi, per anni è stata la Cenerentola dei Governi. I tagli sono stati ripetuti e quasi scientifici. In questi casi a risentirne è sempre stato ciò che si è considerato superfluo. E quindi la prevenzione e l’informazione. Come per l’aborto”.
Ci sarà un cambiamento di rotta?
“In Manovra è previsto un incremento di poco più di un miliardo del Fondo Sanitario Nazionale per il primo anno e poi aumenterà fino a 4,5 miliardi nel triennio. È chiaro che poi tutto dipenderà da come questi soldi verranno utilizzati. Ma sicuramente daremo molta attenzione a prevenzione ed educazione”.
In commissione a che punto siete?
“Abbiamo licenziato la rete del registro dei tumori, attesa da anni, per avere una mappatura completa dell’epidemiologia. Stiamo per licenziare il “post-mortem”, un ddl che consente l’utilizzo di cadaveri per la ricerca. Senza dimenticare la questione dei vaccini, sui quali stiamo portando avanti importanti audizioni.