Le posizioni sull’euro di Claudio Borghi, responsabile economico della Lega e presidente della Commissione Bilancio della Camera sono note, ma la conferma esplicita ed inequivocabile è arrivata in diretta tv forte e chiara. Ieri mattina nel corso del programma Agorà, su Rai Tre, il parlamentare del Carroccio non ha lasciato spazio a dubbi ed ha ammesso che, al le sue convinzioni, che sono note, “non sono state esplicitate per tutto l’anno di governo perché c’era un accordo per non parlarne. Avevamo firmato un accordo (il contratto di governo col Movimento Cinque Stelle, ndr)dove non si parlava di uscita dall’euro”.
Incalzato dalla conduttrice Serena Bortone che gli ha domandato se in un futuro governo a trazione leghista potesse essere riproposta un’eventuale uscita dell’Italia dalla moneta unica, Borghi ha ribadito che non sarebbe impensabile cominciare a pensare davvero a questa ipotesi: “In ogni caso nessun argomento può essere considerato tabù. Una posizione politica, se condivisa da un numero sufficiente di persone. Diciamo il 10% (poi corretto dal sondaggista Fabrizio Masia, presente in studio, che ha dato la cifra esatta: il 25% degli italiani sarebbe favorevole ad un’Italiexit, ndr), secondo lei è vietato presentare le istanze di queste persone? Poi – puntualizza il deputato – per far qualsiasi cosa ci vuole la maggioranza”.
Parole che fanno tornare a gallla i sospetti sulle reali intenzioni dei leghisti nei confronti dell’euro, sospetti affiorati anche in questi giorni di polemiche sul Mes e che smentiscono un’ipotetica svolta moderata della Lega nel tentativo di migliorare i rapporti con Bruxelles. Tentativo portato avanti da Giancarlo Giorgetti – che addirittura non più tardi di un mese fa non escludeva un ingresso del suo partito nel Partito popolare europeo – ma vanificato dallo stesso leader Matteo Salvini che il 2 dicembre scorso è stato ospite ad Anversa del Vlaams Belang, partito fiammingo sovranista ed euroscettico che fa parte in Europa con la Lega del gruppo Identità e Democrazia, quanto di più lontano si possa immaginare dal moderato Ppe, per l’incontro pubblico: “Nieuwe Hoop voor Europa” (“Una nuova speranza per l’Europa”). Dove ça va sans dire ha attaccato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte definendolo “servo dei poteri forti dell’Europa e nemico degli italiani”.
In ogni caso l’uscita di Borghi ha provocato dure reazioni da parte di Pd e Italia Viva ma anche una presa di distanza da parte del suo segretario Salvini, che ha provato a metterci una pezza: “Nessuna uscita dall’euro o dall’Europa, la Lega vuole solo fermare un governo che mette a rischio la democrazia, la sovranità e i risparmi degli italiani. Sabato e domenica saremo in più di 1.000 piazze italiane per informare e raccogliere firme: stop Mes”, chiarisce, ma ormai i buoi sono scappati dalla stalla. E il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri va giù duro: “E’ noto che Borghi e la Lega sono per l’uscita dall’euro e quindi si confermano nemici degli interessi dell’Italia e della tutela dei risparmi. Se si facesse quello che dice Borghi gli italiani perderebbero molti soldi, il valore dei loro stipendi e delle loro pensioni, verrebbe drasticamente ridotto, quindi l’Italia sarebbe un paese molto più povero, è una ricetta fallimentare che per fortuna non incontra il favore degli italiani”.
Il titolare del Mef ha poi allargato il dicorso e criticato la linea della Lega sulla questione della modifica del trattato sul fondo salva Stati ricordando che, con l’attacco alla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, il Carroccio non ha fatto altro che riproporre la propria contrarietà alla “permanenza dell’Italia nell’euro”, riconfermandosi una forza politica “irresponsabile” e “inadatta a governare il paese”.