Ricordate il caos e le critiche che negli anni si sono accumulate su “Che tempo che fa”? La colpa del programma – e di Fabio Fazio – era che il programma era appaltato e rivenduto alla Rai da una società esterna. E forse è anche per questo che – giustamente – la Lega al Senato ha depositato una proposta di legge per limitare le esternalizzazione di Viale Mazzini.
Nella relazione alla pdl, non a caso, si si legge che “in un’ottica di contenimento dei costi e di garanzia sulle responsabilità editoriali” non si può “esternalizzare più del 30 per cento delle produzioni, organizzazioni e realizzazioni di trasmissioni”. Questo quantomeno è l’obiettivo che ci si prefigge con il disegno di legge. E chissà se vedrà la luce oppure no. Perché nel frattempo se su alcuni programmi pare che il centrodestra conduca una battaglia al grido di “produciamo internamente”, per altri programmi il diktat non vale o vale molto meno.
È il caso di “Gotham”, il nuovo format presentato già ai palinsesti invernali. Il programma di approfondimento sarà condotto da Salvo Sottile e, perlomeno secondo quanto raccontato ieri dal Fatto Quotidiano, si prefigge di diventare l’anti-Report. Al di là se sia vero o meno (dubitiamo che sia questo il fine, il nome fa più pensare a inchieste in notturna che, a onor del vero, hanno sempre contraddistinto la carriera professionale e giornalistica di Sottile), il punto è che a quanto pare la trasmissione non sarà prodotta internamente da Viale Mazzini, ma da una società esterna, la “Stand by me” di Simona Ercolani, moglie di Fabrizio Rondolino, renziano di ferro.
Al di là di questi legami che lasciano il tempo che trovano (anche qui è bene precisare che la Ercolani è produttrice di lunghissima carriera, molto stimata negli ambienti televisivi), il punto è capire perché, dopo le critiche rivolte a più e più programmi, sul caso specifico nessuno dal centrodestra si sia sentito in diritto (o in dovere) di dire qualcosa. Secondo i rumors che si rincorrono, parrebbe che Sottile sia molto vicino a Lucia Borgonzoni, attuale sottosegretaria alla Cultura e nome di peso della Lega. Che sia questa la ragione del silenzio? Difficile a dirsi.
Certo è che al momento, come detto, tutto tace. L’unica cosa certa in questa storia è che la vicenda avrà degli strascichi ben prima della messa in onda. Il Movimento cinque stelle, già ieri, ha annunciato un’interrogazione sul caso: “Presenteremo un atto in commissione di vigilanza per vederci chiaro e per verificare se casi simili a questo siano eventualmente presenti e in che misura nei nuovi palinsesti. Siamo certi che i colleghi leghisti la appoggeranno”, come abbiamo avuto già modo di dire.
Chi sì e chi no
Al di là del caso Sottile o meno, ciò che lascia interdetti è il doppiopesismo dell’ultimo periodo in Rai. Un problema atavico, per carità, e che non riguarda solo questa gestione. Ma, se ci concentriamo sui nuovi palinsesti, non si può non notare che, al di là del caso Fazio, un altro programma – amato peraltro sia dai telespettatori che dalla critica – come “Che ci faccio qui” è stato fatto fuori dal palinsesto per ragioni relative proprio all’appalto e alla società produttrice.
La linea ufficiale di Viale Mazzini è che presto il programma di Domenico Iannacone tornerà in onda. Ma al momento l’unica certezza è che a breve vedremo Sottile in Tv e non Iannacone. Per ben 27 puntate. Non che non se lo meriti o che non sia giusto. Anzi, tutt’altro. Ma una vera televisione democratica vorrebbe vedere in onda tanto Sottile quanto Iannacone.
E magari lasciando Sigfrido Ranucci col suo “Report” in onda il lunedì e non spostato alla domenica. Un cambiamento non banale, che si porta dietro il dubbio che sia stato fatto apposta per danneggiare il programma.