Matteo Salvini non sembra minimamente scalfito da giorni che, al di là delle chiacchiere, l’hanno visto perdere consenso e in alcuni casi lucidità. Ed eccolo, allora, andare avanti, spedito sulla sua strada, e annunciare che il 20 agosto in Senato la Lega sfiducerà il premier Giuseppe Conte, rilanciando però la sua proposta di votare subito la riforma costituzionale che “sforbicia” i parlamentari e di rinviarne l’attuazione alla prossima legislatura: “Se tagli i parlamentari puoi aspettare 6-7 mesi senza governo e senza maggioranza, oppure votare subito. La legge lo permette. E poi attuare il taglio. Non vorrei che qualcuno tirasse a perdere tempo”.
CALA LA FIDUCIA. Nel frattempo, però, all’interno del partito più di qualcosa comincia a scricchiolare. Non tutti, infatti, sono pienamente d’accordo con la decisione d’imperio assunta dal Capitano. Il primo a mostrare segni di insoddisfazione è stato il suo vice Giancarlo Giorgetti (con cui, in realtà, già c’erano stati attriti nelle scorse settimane). “Quando è diventata conclamata la visione diversa su tante cose, Salvini ha deciso di farlo, di staccare la spina. Sono le decisioni di un capo, un capo sempre decide da solo. Sono responsabilità personali”, dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ma facendolo prima sarebbe stato più facile andare a votare? gli si chiede. E lui risponde: “Sì, probabilmente sì”.
Nella giornata di ieri, però, a intervenire è stato anche il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio, altro storico leghista vicino a Salvini. E, clamorosamente, proprio lui ha in parte riaperto la porta del dialogo con i grillini. “Io sono quello che non chiude mai le porte fino in fondo”, dice intervistato a Circo Massimo su Radio Capital. “Noi con i colleghi del M5S ci siamo parlati in aula in queste ore – spiega Centinaio – e quello che dicono tanti colleghi parlamentari dei 5 Stelle è che piuttosto che andare con il Pd e con Renzi è meglio tornare con la Lega con un nuovo contratto di governo”. In ogni caso, ribadisce il ministro, “il nostro obiettivo resta quello di andare al voto, perché i ‘no’ erano diventati troppi e la situazione insostenibile. Noi per il bene della Lega potremmo anche restare a guardare Renzi e la Boschi che tornano al governo, ma poi c’è il bene del Paese”.
Ma Carla Ruocco, presidente della commissione Finanze della Camera, intervistata sempre a Circo Massimo, chiude la porta. “Per quanto mi riguarda – dice – non ci sono margini per riformare una maggioranza con Salvini”. Ciò che è più importante per l’Italia è che “si stabilisca uno scenario in cui ci siano dei punti chiari, precisi e condivisi da portare all’attenzione delle altre forze politiche. Se ci sono margini per condividere dei punti importanti che facciano bene al Paese, va bene con chiunque”, sottolinea. “Se si riesce a stilare un programma importante, non si esclude nulla”, insiste la Ruocco.
MALUMORI REGIONALI. Che sia o meno una strategia dopo gli errori commessi dal Capitano, lo dirà il tempo. Quel che è certo, però, è che anche a livello regionale i governatori cominciano a borbottare. La ragione è presto detta: da Luca Zaia a Attilio Fontana, nonostante i litigi e le divergenti vedute, i presidenti di Regione di centrodestra avevano concreta speranza che le Autonomie diventassero realtà. Cosa che, ovviamente, potrebbe ora essere rinviata a data da destinarsi, specie in presenza di una maggioranza di un altro colore.