Champagne per brindare ad un passaggio. Mercoledì sera la prima cena, quella “ufficiosa”, in un ristorante del centro, il giorno dopo nel ben più istituzionale ristorante di Palazzo Madama, il pranzo “ufficiale” con un gruppo di colleghi leghisti fra cui Simone Pillon e l’ex ministro Erika Stefani. Stiamo parlando del nuovo acquisto del Carroccio, il giurista Ugo Grassi eletto nel collegio uninominale di Avellino con il Movimento 5Stelle che per l’occasione ha già sfoggiato la spilletta di Alberto da Giussano appuntata sulla giacca. Con loro anche l’altro pentastellato in odor di cambio di casacca verso lidi leghisti Francesco Urraro.
Usa la metafora della “ruota del criceto”, Grassi, la stessa usata dal collega Stefano Lucidi per giustificare l’addio al M5S, e assicura, riferendosi al cambio di partito in corsa: “Mi stupisce davvero quello che sto per fare, non lo avrei mai detto”. In realtà non solo non lo avrebbe detto ma qualche mese fa addirittura stigmatizzava questo comportamento: in un post sul blog delle Stelle del febbraio 2018 l’allora candidato, poi divenuto senatore Ugo Grassi, che è un legale, spiegava dettagliatamente, difendendola a spada tratta, la clausola anti ‘floor crossing’, ovvero la multa per i cambi di casacca prevista dalle regole grilline. “Prima di prendere per i fondelli il Movimento sarebbe bene studiare un po’” premetteva l’aspirante parlamentare, sostenendo tra l’altro i limiti del principio costituzionale sul vincolo di mandato in certe circostanze.
“In alcuni frangenti esplicitare il contenuto di lealtà e correttezza connaturato alla libertà di mandato di cui all’art. 67 cost. non è una violazione dell’articolo stesso, bensì una riconferma di esso, anche e soprattutto in ragione del valore fondante dell’art. 1 che ci ricorda che la sovranità appartiene al popolo”. E concludeva: “Non sarei allora così sicuro che la clausola anti defezione prevista dal nostro regolamento possa un giorno essere considerata nulla. Non posso prevedere quale sarebbe l’esito finale di un procedimento chiamato a giudicare la validità della nostra clausola interna. Per ora quel che è certo è che i nostri avversari studiano poco…”. A rispolverare il tutto è il sottosegretario all’Interno e volto storico del Movimento Carlo Sibilia, che posta la spiegazione di Grasso sui social e commenta così: “È noto che il M5S abbia chiesto ai suoi candidati di sottoscrivere la clausola anti ‘floor crossing’.
Chi decide di andar via deve rispettare gli elettori e pagare”. Molto più duro il capo politico Luigi Di Maio, i cui strali sono rivolti anche all’ex alleato Matteo Salvini: “Se ci sono senatori come Ugo Grassi che vogliono passare alla Lega, evitino di dire che abbiamo cambiato idea: scrivano una bella lettera al presidente del Senato e dicano semplicemente che vogliono cambiare casacca e tradire il mandato che i cittadini gli hanno dato. Non c’è nulla di male. Ma vadano a casa, altrimenti a quella lettera alleghino anche un listino prezzi dei senatori sul mercato delle vacche inaugurato da Matteo Salvini, che ricorda quello di Silvio Berlusconi. Dicano chiaramente che il tema non è il Mes ma le cose che sono state promesse loro, un seggio o altro. Dicano quanto costa al kg un senatore per la Lega”.
Chissà se poi si ricorda il senatore Salvini quando nel 2015, ma anche successivamente, dichiarava: “La prossima settimana presenteremo un progetto di legge costituzionale per non consentire il cambio di casacca in corso d’opera. Non sei più d’accordo con il tuo partito? Ti dimetti e decadi”. E chissà che fine ha fatto quel progetto di legge.