Con l’invasione del Donbass da parte della Russia, saranno inevitabili le sanzioni da parte dell’occidente (leggi l’articolo). Così davanti all’escalation russa, la crisi ucraina approda anche al Parlamento italiano che dovrà discutere su quali contromisure attivare. Ma come sempre accade, la maggioranza è già spaccata con il fronte dei rigoristi, tra cui figurano Il Movimento 5 Stelle e il Partito democratico, che chiedono immediate contromisure e quello composto da Forza Italia e Lega che predicano prudenza.
Se per il presidente pentastellato, Giuseppe Conte, la situazione è chiara e il via alle sanzioni “ci sta tutto” perché “l’iniziativa di Mosca segna un innalzamento del livello critico e dobbiamo scongiurare una guerra”, ben diversa è la posizione del Carroccio. La Lega, è bene precisarlo, ha condannando l’invasione ma, al contempo, sembra preoccuparsi più degli eventuali contraccolpi economici che subirà il Paese e, soprattutto, l’imprenditoria del Nord – già fortemente provata da anni di blocco delle esportazioni verso la Russia – a cui il partito è legato a doppio filo.
Lo sa bene Matteo Salvini che ha sempre strizzato l’occhio a Vladimir Putin, tanto che nel 2017 a La7 affermò che “è improprio definirlo un dittatore” e che credeva che lo zar assieme a Donald Trump e Marine Le Pen avrebbe giocato un ruolo nel futuro delle democrazie e della pace nel mondo, e ora viene smentito dai fatti.
Proprio per questo il Capitano è il più prudente dell’intero arco parlamentare tanto che ieri ha ribadito di “sperare che Draghi vada sia a Kiev che a Mosca”, sottolineando come le sanzioni “sono l’ultima delle soluzioni possibili”. Ma di alternative non sembra esserci traccia e infatti Salvini in queste ore si limita a dire: “Appoggio quello che sta facendo Draghi, e l’Italia mi sembra che a differenza di altri che sarebbero già in guerra domani, abbia una posizione prudente, equilibrata e dialogante”.
Una posizione difficilmente sostenibile come dimostra il fatto che i suoi stessi alleati di Fratelli d’Italia gli hanno già voltato le spalle. A sancire l’ennesima spaccatura nel centrodestra è Giorgia Meloni che ha chiuso la partita rivelando che “sosterremo ogni iniziativa per difendere l’integrità territoriale degli Stati europei”, sanzioni incluse.