Doveva essere questa la settimana decisiva nel centrodestra per la scelta unitaria del candidato in corsa per la Regione Calabria. Ne era certa Giorgia Meloni, soddisfatta di poter esprimere i suoi in Puglia e nelle Marche e ne era certo anche Silvio Berlusconi, a cui in teoria spetta la scelta del nome per la competizione elettorale prevista il 26 gennaio, in concomitanza con l’Emilia Romagna. Ma mentre in quest’ultima la leghista Lucia Borgonzoni è in campo da mesi – ad annunciarlo fu Matteo Salvini ad agosto in una conferenza stampa al Papeete – in Calabria il centrodestra rischia di presentarsi spaccato all’appuntamento. E mancano solo 50 giorni. Il nodo del contendere è sempre il solito da molte settimane: il veto assoluto posto dal Carroccio alla candidatura del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto (nella foto), zavorrato dalle inchieste giudiziarie e dal dissesto finanziario del comune di Cosenza, decretato dalla Corte dei Conti.
Non solo. Il leader della Lega ha espresso la sua contrarietà anche all’ipotesi che a scendere in campo sia il fratello Roberto, vice capogruppo dei deputati azzurri. Un doppio no dalle parti di Forza Italia, sia a livello nazionale che locale, è giudicato come un’indebita intromissione in questioni interne del partito, dei suoi equilibri e, soprattutto, della sua libertà di esprimere il candidato più idoneo in maniera libera ed autonoma. Perché, se è pur vero che la scelta deve essere condivisa dalla coalizione, sui candidati leghisti in Umbria, Emilia Romagna e Toscana non sono arrivati i veti incrociati dei due alleati o quantomeno se ne è discusso per arrivare ad una soluzione non traumatica.
Al momento appare improbabile che la frattura possa rientrare: per i principali esponenti calabresi di Forza Italia, da Jole Santelli a Claudio Parente, capogruppo azzurro in Consiglio regionale, si è trattato di una mossa irrispettosa e di “un veto politicamente scandaloso” al punto che da Cosenza si pensa di chiedere al leader Berlusconi di “porre un limite alle arroganze leghiste” e, se necessario, rovesciare il tavolo e correre da soli. Tanto più che Forza Italia in Calabria è decisiva per la vittoria della coalizione di centrodestra, sicuramente in misura maggiore rispetto al contributo che potrà apportare la Lega, non ancora radicata sul territorio e con un commissario, il deputato bergamasco Cristian Invernizzi che ne conosce poco le dinamiche. Dal canto suo, la Lega insiste: che FI esprima il candidato, ma proponga sul tavolo un nome tra i suoi sindaci locali che non abbiano i problemi con la giustizia di Occhiuto.
A via Bellerio non dispiacerebbe il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, che sarebbe il candidato preferito dai fratelli Gentile, per anni punto di riferimento forzista in Calabria e notoriamente molto vicini a Denis Verdini, padre di Francesca, attuale fidanzata di Salvini. Se non si dovesse trovare una quadra, molto accreditata è l’ipotesi secondo la quale Mario Occhiuto potrebbe in ogni caso candidarsi anche autonomamente: avrebbe almeno cinque le liste a suo sostegno e le trattative per la loro formazione è già in fase avanzata.