A causa della guerra in Ucraina nei primi tre mesi dell’anno l’Italia ha perso circa mezzo punto di Pil. E andando avanti così rischia di perdere fino a un punto entro la fine del 2022 e mezzo punto nel 2023. A sostenerlo è l’Ufficio parlamentare di bilancio presieduto dalla professoressa Lilia Cavallari. I sacrifici fatti per uscire dalla crisi generata dall’emergenza Covid stanno andando in fumo e il pericolo che con un simile trend l’economia collassi è concreto.
A causa della guerra in Ucraina l’Italia rischia di perdere fino a un punto di Pil entro la fine del 2022 e mezzo punto nel 2023
Quando sembrava superata la fase più critica il rumore delle armi ha rimesso tutto in discussione e creato mille incertezze. Un ulteriore elemento che mostra quanto sia fondamentale arrivare in fretta a degli accordi di pace anziché alimentare l’escalation, con tensioni che già mostrano come dopo l’Ucraina si possono aprire altre guerre, tanto in Asia quanto nel cuore dell’Europa, partendo dai Balcani.
Per l’organismo indipendente impegnato in analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del Governo e nella valutazione del rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee, nel primo trimestre del 2022 il Pil italiano si sarebbe contratto in termini congiunturali di circa mezzo punto percentuale, con un intervallo di variazione molto ampio ma comunque bilanciato, tra -0,9 e 0,1%.
Una stima fatta ritenendo che l’attacco della Russia all’Ucraina ha avuto un effetto dirompente sull’economia globale, incidendo in maniera pesante sulle prospettive sia a breve che a medio termine. In Italia a pesare sarebbe soprattutto la flessione nella manifattura, a cui farebbe però da riscontro un minore indebolimento dei servizi, sostenuti dall’allentamento delle restrizioni contro il Covid-19.
Un altro aspetto delicato, considerando che la pandemia non è finita e il rischio di compiere un passo falso è sempre dietro l’angolo, come viene ripetuto da giorni. Sempre l’Ufficio parlamentare di bilancio ha inoltre analizzato l’impatto della guerra tra Mosca e Kiev nella congiuntura di aprile. “Con l’ausilio del modello globale di Oxford Economics-Global Economic Model (GEM) si è tentato di dare un ordine di grandezza sia degli impatti macroeconomici della guerra – sottolinea l’organismo presieduto dalla professoressa Cavallari – che possiamo già ritenere assodati e scontati dai previsori, sia degli effetti addizionali che deriverebbero dalla maggiore durata delle ostilità”.
L’Ufficio parlamentare di bilancio, in riferimento agli impatti già scontati, ritiene inoltre che siano principalmente riconducibili ai rincari delle materie prime, stima che inciderebbero in misura modesta per l’economia mondiale, ma in misura più rilevante per quella europea e in particolare per l’Italia. Sono state poi valutate le ripercussioni di un prolungamento della fase militare fino a tutta la primavera, con un percorso di normalizzazione esteso al resto dell’anno.
Secondo l’analisi svolta, la maggiore durata della guerra comporterebbe infatti una ulteriore perdita del Pil, che nel 2022 sarebbe non marginale a livello mondiale e più forte per l’area dell’euro, con la perdita di un punto percentuale. L’economia italiana, nello specifico, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, subirebbe un’ulteriore perdita di circa un punto percentuale di Pil nel 2022 e di quasi mezzo punto nel 2023. L’inflazione aumenterebbe infine in maniera contenuta a livello globale, di oltre mezzo punto percentuale nell’area dell’euro e di oltre un punto per l’Italia, sia quest’anno sia nel 2023.